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3 Aprile 2025
185 – 3 Aprile 2025 –
Miele: Gv 14,23: Prenderemo dimora..
Giovedì scorso, il nostro abbondante “miele dalla roccia della Parola” ci è venuto dal Vangelo secondo Giovanni. In effetti quale fortuna ha avuto il popolo dei credenti ad accogliere questo Vangelo come Parola ispirata dallo Spirito, dopo tanti dibattiti e tentennamenti!
La frase che ci siamo proposti di accogliere e approfondire, investendo con essa la nostra vita è contenuta nei cosiddetti “discorsi di addio” dopo l’ultima Cena di Gesù con i suoi discepoli, nei capitoli 14-17 del testo evangelico.
[14,23] Se uno mi ama, osserverà la mia parola
e il Padre mio lo amerà
e noi verremo a lui
e prenderemo dimora presso di lui.
Essere e “sentirci” “abitati” dal Padre e dal Figlio nello Spirito Santo è da sempre considerato uno dei vertici della nostra vita di fede. E’ quella che nella storia dei credenti si chiama “mistica”, quell’entrare dentro la vita evidente e insieme nascosta del nostro Dio.
Secondo questo testo c’è un cammino che avviene nel cuore e nella vita del credente-amante: tutto inizia dall’amore della persona per Gesù Cristo. Quindi non solo fede, non solo credere, non solo stimare come Maestro, ma proprio amarlo, sentirsi in comunione e in consonanza con lui dentro di noi. Se per noi egli diventa la prima cosa della vita, se il suo amore ci trasforma in qualche modo in lui. Non quella trasformazione che distrugge il mio io per “confluire” nel “tutto di Dio”, un po’ quello che è il termine ideale dei credenti orientali, induisti e buddisti.
Ma tutto parte dal cuore, dal cuore che ha “deciso” di amare Dio, Padre, Figlio e Spirito, e poi questa appartenenza, questa tensione questo “sorriso eterno” che chiamiamo “amore” si fa azione, si fa vita, nell’accogliere e praticare la sua Parola, quella Parola che ci ha dato come “lampada per il nostro cammino” (Sl 118(119),105).
A questo punto avviene l’ineffabile: il Padre, Dio, il Dio eterno, il Dio del mondo e della storia, Dio che è tutto e che a volte veramente sembra “mendicante d’amore” come dicono grandi santi, si accorge dell’amore del credente e “risponde” all’amore..
Certo è un modo di parlare umano, quasi di un amore tra esseri umani. Non possiamo certmente capire come Dio “inizi” ad amare il credente in Cristo, credente che non esisterebbe senza l’amore eterno di Dio che lo ha creato e lo sostiene! Ma intanto in qualche modo abbiamo bisogno di esprimerci, di “dire” qualcosa. E “dice” a noi qualcosa, anzi tantissimo, il Signore nella confidenza dell’Ultima Sera, dell’ultima cena.
Ci dice “sta’ sicuro, vivi nella gioia perché il Padre al tuo minimo impegno ad amare ti ha cominciato ad amare insieme a me”.
Ed ecco l’ultimo, solenne e misterioso passaggio: “Verremo da lui e abiteremo presso di lui”. Cristianesimo come “essere abitati da Dio”, avere nel proprio uomo interiore la Verità, lìEternità e l’Amore come presenti e operanti. Per cui, come già sappiamo, Paolo ci dice “Non sono più io che vivo ma Cristo Vive in me” (Ga 2,19-20).
Siamo dunque invitati a pensare sempre la nostra vita come una continua comunione, un continuo dialogo di amore, un continuo sentirci rafforzati, “termini d’Etterno Consiglio” (come dice Dante).
La nostra vita non può essere solo mangiare, bere e dormire, alzarci al mattino, lavorare, muoverci e dormire la sera. La nostra vita è “sentire” lui al di là di ogni sentire umano, vivere con lui al di là di ogni relazione umana, cogliere Qualcuno che vuol camminare con me, sempre. Oggi nel tempo e domani nella eternità.
Ma, ci dice Gesù, avere in noi il Mistero vivente e operante del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo è già eternità, oggi qui, nel nostro tempo..
Quale grande cosa abbiamo da raccontare a tutti nel nostro annunciare Gesù a tutti gli uomini e le donne del nostro tempo!
Per finire, mi viene in mente il racconto del Pellegrino Russo, questo fondamentale libretto della spiritualità di ogni tempo. Il pellegrino impara a dire la preghiera “Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio Vivente, abbi pietà di me peccatore” e la dice una volta, due volte, cento volte, mille volte al giorno. E poi la dice il giorno e la dice la notte, fino a che essa non diventa “preghiera del cuore”: lui non parla più, non dice pù niente, è il suo cuore che ad ogni battito dice questa preghiera e lui si sente abitato dal suo Dio!