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10 Aprile 2025
186 – 10 Aprile 2025 –
Miele: 1Gv 4,16: Dio è Amore
Giovedì scorso, per il nostro andare “vagando” dentro l’immensa “foresta” della Parola di Dio, e scegliendo alberi che contengono favi di “miele”, il miele dalla roccia della Parola (come lo abbiamo definito) ha preso il volto di 1Gv 4,16, alle altezze più alte, dentro il cuore stesso di Dio:
[4,16] E noi abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi.
Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui.
La vita del credente è prima di tutto una “scoperta” continua di Dio in Gesù Cristo per la potenza dello Spirito Santo. E insieme con il presbitero di Efeso noi scopriamo Dio come Amore. Accogliendo in Gesù l’amore del Padre e innalzando lo sguardo, su, sempre più su!, in qualche modo balbettando, arriviamo a dire quello che Dio “è”. Colui di cui non si può dire nulla di appropriato e tutto si può dire perché egli è tutto e niente (di ciò che è umanità) scopriamo continuamente che ha tanto amato il mondo da “consegnare” il suo Figlio Unigenito per la vita del mondo, di tutti noi (Gv 3,16).
Gesù è stato consegnato per noi, Gesù è morto e risorto per noi, ma dietro e “dentro” la sua vicenda e la sua persona c’è tutto Dio, e un Dio che è Amore.
Ma cosa vuol dire “amore”? Cosa è “amore”? Ci siamo soffermati a lungo su queste domande per cogliere qualcosa di Dio, nel suo essere amore. Anzitutto abbiamo detto che “è” è nel linguaggio la “copula” impegnativa, perché identifica fra loro i due termini. Vuoi conoscere Dio? Conosci l’amore. Vuoi conoscere l’amore? Conosci Dio.
Notiamo che naturalmente tra i tre termini che in greco parlano dell’amore (eros, sensibile, philia, amichevole, agàpe, dono totale senza pretendere nulla) in questo testo di Giovanni la parola scelta è agàpe, amore totale, gratuito, senza confini e senza limiti, eterno..
Poi abbiamo tentato di “identificare” l’amore nel suo essere relazione, rapporto, tensione, amicizia e oltre.. Dobbiamo dire che l’amore “non è qualcosa” di tangibile, di fisso, di concreto e minimamente di materiale. L’amore, dice Gesù, è Spirito, è vento che esiste nella misura in cui soffia sempre, è passione, è interazione.
Gli antichi padri della nostra fede hanno preferito il termine “relazione” per parlare di ciò che lega e diversifica le persone divine. Da Basilio ad Agostino è stato chiarito che ogni persona divina è pienamente Dio, della natura divina. E dunque non ci sono azioni, o dimensioni dell’essere che non siano comuni fra loro, sia “ad intra” (cioè all’interno di Dio, per così dire) né “ad extra” (Dio verso il mondo, verso noi). In loro tutto è comune, essere e azione.
E allora in cosa si diversificano? Appunto nella relazione fra loro, nell’amore che li lega e li fa comunicare. Il Padre è in relazione con il Figlio e lo Spirito che sono Dio con il Padre ma non sono il Padre. Il Padre ama il Figlio e amando lo genera come Figlio dall’eternità e per l’eternità, e lo Spirito è l’amore fatto persona, centro sussistente e vitale, che procede dal Padre e dal Figlio.
Sì lo sappiamo, possiamo dire un miliardo di cose, ma balbetteremmo comunque. Noi non siamo Dio e non potremmo mai “incapsulare” Dio dentro le nostre povere categorie umane. Eppure, dice Agostino, Dio vuole che ci proviamo continuamente, a cercarlo, ad amarlo, a donarlo, condividendo nella relazione tra noi, nella umanità e nella Chiesa Corpo di Crito l’unico Spirito di amore che ci fa vivere e ci fa figli nel Figlio, figli adottivi di Dio (Rm 8,14).
Accogliamo dunque questi annunci di verità, lasciamoli fermentare e crescere nel nostro cuore e nella nostra mente, lasciando che in questo modo Dio abiti in noi. Perché se in noi c’è tensione positiva verso Dio, Dio stesso ci abita, essendo egli la tensione positiva che ci spinge!
Osservare e vivere con amore la sua Parola, soprattutto nei confronti degli altri, ci fa “abitare” nel cuore di Dio, ci fa essere “abitati da Dio Trinità”, come abbiamo gustato nella parola della settimana scorsa, Gv 14,23.