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Lectio del 12.1.23

090 – Lectio su Fl 4,1-3

 

Testo:

 

1  Ὥστε, ἀδελφοί μου ἀγαπητοὶ καὶ ἐπιπόθητοι, χαρὰ καὶ στέφανός μου, οὕτως στήκετε ἐν κυρίῳ, ἀγαπητοί.

[1] Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi!

 2  Εὐοδίαν παρακαλῶ καὶ Συντύχην παρακαλῶ τὸ αὐτὸ φρονεῖν ἐν κυρίῳ.

[2] Esorto Evòdia ed esorto anche Sìntiche ad andare d’accordo nel Signore.

 3  ναὶ ἐρωτῶ καὶ σέ, γνήσιε σύζυγε, συλλαμβάνου αὐταῖς, αἵτινες ἐν τῷ εὐαγγελίῳ συνήθλησάν μοι μετὰ καὶ Κλήμεντος καὶ τῶν λοιπῶν συνεργῶν μου, ὧν τὰ ὀνόματα ἐν βίβλῳ ζωῆς.

[3] E prego anche te, mio fedele cooperatore, di aiutarle, perché hanno combattuto per il Vangelo insieme con me, con Clemente e con altri miei collaboratori, i cui nomi sono nel libro della vita.

 

Sintesi per comunicare (Sito..)

 

Giovedì ci siamo concentrati ad accogliere la lettera ai Filippesi 4,1-3.

Siamo giunti al quarto capitolo della lettera di san Paolo ai Filippesi, l’ultimo. E’ un capitolo di esortazioni e saluti da cui emerge con più forza e bellezza l’animo interiore dell’Apostolo. Al centro sempre la “gioia”. Egli si rivolge ai cristiani di Filippi chiamandoli “fratelli”. Sappiamo bene infatti quanto lui si senta legato a loro e quanto senta la loro vita, uno a uno importante per la propria esistenza. E tutto questo “nel Signore”, non dimentichiamolo! E’ Gesù la sorgente di ogni rapporto, di ogni amicizia, di ogni professione di fede e di ogni collaborazione. E l’esortazione di Paolo è che siano sempre “saldi nel Signore” nello stile di vita e di convinzioni di cui ha parlato nel precedente capitolo.

E poi ecco, dalle brume della storia bimillenaria, emergono tre nomi, oserei dire tre volti, di cui Paolo vuol parlare in particolare, per qualcosa che poi riguarda tutti. Evodia e Sintiche e poi Clemente e poi “tu collaboratore autentico” e infinite tutti i collaboratori. L’esortazione è ad andare d’accordo, e sempre “nel Signore”: è Gesù, a cui doniamo il nostro cuore, che è radice e forza del nostro appartenerci. In lui non possiamo e non dobbiamo che andare d’accordo, avere gli stessi pensieri e sentimenti.

Bello questo “esorto” dell’apostolo, che dice tutto il suo interessamento alle persone e alla comunità, al punto che nel versetto sucessivo esorta anche il suo collaboratore più stretto e sincero (gnesios in greco) a occuparsi di loro, forse della loro riconciliazione. E Paolo lo prega di prenderle per mano, e “tirarle su”.

Ciò che unisce, Paolo, queste donne e tutti i “collaboratori” è la lotta per diffondere il Vangelo di Cristo e di viverlo.

Ed ecco il nome di Clemente che potrebbe essere quello che divenne il terzo papa e che tanto fece per pacificare le comunità di fine primo secolo, in particolare Corinto.

E poi una annotazione finale stupenda: i loro nomi sono nel libro della vita. C’è un libro di cui parlano Mosè (Es 32,32) e il salmo 68(69),25. E’ il libro “mastro” del mondo e della sua storia, il libro in base al quale ognuno renderà conto di se stesso. E chi sarà in quel libro sarà “iscritto a libro paga” dell’eternità.