Lectio divina del 7.10.21

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Testo: 2Mc 12,38-45

 [38] Giuda poi radunò l’esercito e venne alla città di Odollàm; poiché stava per iniziare il settimo giorno, si purificarono secondo l’uso e vi passarono il sabato.

[39] Il giorno dopo, quando ormai la cosa era diventata necessaria, gli uomini di Giuda andarono a raccogliere i cadaveri dei caduti per deporli con i loro parenti nei sepolcri dei loro padri.

[40] Ma trovarono sotto la tunica di ciascun morto oggetti sacri agli idoli di Iàmnia, che la legge proibisce ai Giudei. Così fu a tutti chiaro il motivo per cui costoro erano caduti.

[41] Perciò tutti, benedicendo Dio, giusto giudice che rende palesi le cose occulte,

[42] si misero a pregare, supplicando che il peccato commesso fosse pienamente perdonato. Il nobile Giuda esortò tutti a conservarsi senza peccati, avendo visto con i propri occhi quanto era avvenuto a causa del peccato di quelli che erano caduti.

[43] Poi fatta una colletta, con tanto a testa, per circa duemila dracme d’argento, le inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio per il peccato, compiendo così un’azione molto buona e nobile, suggerita dal pensiero della risurrezione.

[44] Perché, se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti.

[45] Ma se egli pensava alla magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato.

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Nell’amore santo per il regno del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo

In questi giorni la mia attenzione è stata attratta da un signore su Internet impegnato a sostenere l’esistenza del Purgatorio. E lo faceva a partire dal famoso testo di 2Mc 12,38-45. Giuda Maccabeo raccoglie offerte da portare a Gerusalemme e offrire per i soldati morti (scoperti con idoletti sotto le tuniche!) un sacrificio per il peccato, perché fossero assolti dai loro peccati in vista della ricompensa della risurrezione. Riflettendoci sopra come altre volte, ho ricevuto in dono una interpretazione non tanto riguardo questo testo ma tutto il rapporto tra fine vita e dopo la morte. Qui non posso che dire due parole, ma spero che qualcuno ne vorrà sapere di più.

Il punto è questo: chi dice che i peccati vanno “espiati pagando” delle pene e per di più in un luogo a parte e per un tempo a parte? E poi: noi siamo portati a dire così perché imbevuti del concetto giuridico che il peccatore deve fare cose per riequilibrare il piatto della giustizia. Ma soprattutto chi dice che Dio può perdonare e accogliere solo fino alla morte e al giudizio? Il suo amore non è eterno?

Giusto e santo pregare in comunione con i Santi, i vivi, e i morti, cioè invocare il nostro Dio per la salvezza di tutti. Ma invece di mettere su un luogo e un tempo (che per me non si sostiene da nessuna parte, né biblica, né razionale) non potrebbe essere meglio che pensare che se io prego Dio per i miei genitori anche 10 anni dopo la loro morte, se Dio vuole non può forse accogliere loro nel suo regno come sa fare solo lui?

Del resto anche spaccando pietre per migliaia di anni cosa può servire per ripagare la giustizia violata dal peccato?

Non è piuttosto più forte e vitale la misericordia del Padre che perdona?

 

Ci vediamo insieme lunedi o giovedi per scuola della Parola o lectio divina, ore 21, su meet.jit.si/VediamociConPrimo