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91.Mt(47) – Vangelo secondo Matteo(3). I discorsi di Gesù in Mt

Preparazione

 Sintesi per comunicare (Sito)

Nel terzo incontro sul Vangelo secondo Matteo abbiamo presentato, sfogliandoli, i cinque discorsi principali di Gesù, in cui l’evangelista raccoglie memorie orali e scritte delle parole del Signore, perché nessuna vada perduta. I cinque discorsi, che, come abbiamo già detto, costituiscono la “Nuova Torah”, la Nuova Legge del Nuovo Mosè, danno un volto a quello che Gesù è venuto a portare, al Regno del Padre che si rivela nella sua persona. All’inizio delle sue parole Gesù chiede di convertirsi all’evangelo del regno e dunque a credere e ad accogliere la presenza e la misericordia del Dio d’Israele, Padre del Signore Gesù. Per questo occorre seriamente “convertirsi”, “girarsi di scatto” verso di lui, mettersi alla “sequela”, di lui, cioè a mettere i nostri passi dove li ha messi lui e arrivare con lui fino alla croce e alla risurrezione. Sfogliando abbiamo: prima di tutto il discorso della montagna, capp. 5-7, con la contrapposizione-continuità con i dettami dell’antica Legge: “avete inteso che fu detto.. ma io vi dico” e insieme “tutto dovrà essere compiuto della Legge, anche i puntini..” (gli “iota”). Fermarsi prima di Gesù, non riconoscerlo come vero e unico “compimento”, “pienezza” della storia biblica è fare un torto al Dio d’Israele che tutto ha predisposto dall’eternità perché la storia umana sia inserita progressivamente nella storia della sua salvezza, dell’appartenere a lui, chiamato da Gesù “abbà” con una forza e una novità inaudita.. Meraviglioso vertice di questo discorso e di tutta la proposta evangelica le “Beatitudini” di Mt 5. Quale altezza per noi!

Il secondo discorso, quello “missionario” o “apostolico” del capitolo 10 è rivolto agli apostoli appena scelti e insieme a tutti i credenti di ogni tempo: non amare nulla e nessuno prima del Padre in Gesù e andare annunciando il Regno a parole e mostrandolo con l’esempio della vita

Il terzo discorso, quello “parabolico” del capitolo 13 mostra il “mistero” del Regno, questa novità talmente inaudita che richiederà secoli per essere accolta e solo un po’ compresa dal cuore dell’uomo. Eppure, stranamente, Gesù crea un nuovo genere letterario, quello delle parabole, semplice eppure profondo e oscuro, capace di riempire i cuori più profondi ed esigenti e insieme quelli più semplici: la vita quotidiana presa a “spunto di conoscenza” del regno di Dio. Il Regno è “come quando..” si semina, si miete, si pesca.. e allora l’universo diventa il grande libro in cui leggere e scoprire l’amore di Dio, quello che il Padre vuole fare per noi e di noi

Il quarto discorso, quello “ecclesiastico”, propone un modo di vita diverso per l’umanità egoistica: il vivere insieme, come un solo popolo di redenti, nel nome, nell’amore e nella presenza di Gesù risorto: dove sono riuniti anche soltanto due o tre lui è per sempre in mezzo a loro.. E la legge più grande, più vera, e anche più difficile è quella del perdono: dell’amore che perdona..

Il quinto discorso, quello “escatologico” parla dell'”èschaton” cioè della fine, delle cose finali. In un genere letterario apocalittico, pieno di immagini, in un modo chiaro ma insieme oscuro di parlare, si accenna ad una cosa cerca: che tutte le cose finiranno e solo la sua Parola non passerà, e insieme a tante cose incerte: cosa ne sarà di noi e del mondo. In un caratteristico modo di procedere in questo discorso di mescolano visioni sulla fine di ognuno di noi, sulla fine di Gerusalemme, sulla morte di Gesù, sulla fine del mondo. Sappiamo che ci sarà, ma nessuno può sapere né come, né quando..