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19 agosto 2024
148. Lunedì 19 Agosto 2024
66. Gc – Lettera di Giacomo (3)
Nel terzo e ultimo appuntamento sulla lettera di Giacomo siamo tornati di nuovo ad approfondire la dimensione e i testi sapienziali di questo testo. Prima dell’incontro mi sono detto: “voglio segnare in grassetto tutti i testi sapienziali contenuti nella lettera di Giacomo”. E quale non è stata la mia sorpresa nel vedere, alla fine del lavoro che praticamente quasi tutti i versetti della lettera rientrano in uno stile sapienziale!
Dunque questa lettera, forse, come sappiamo, più vicina alla spiritualità dell’Antico che non del Nuovo Testamento, così avara nel mettere il nome di Gesù, nata a Gerusalemme in un ambiente che definiamo “Giudeo-Cristianesimo” riprende e approfondisce i discorsi dei libri sapienziali, Giobbe, i Salmi, i Proverbi, il Siracide..
Cosa è la “sapienza” per i sapienti ebraici? Lo sappiamo bene e basta rileggere la preghiera di Salomone a Dio, appena diventato re, per avere in dono la Sapienza (1Re 3,4ss; Sp 9,1ss), per sapere che la “hochmah”, il suo nome ebraico, è un'”arte del vivere”, un “saper fare” in ogni direzione: sul lavoro, in famiglia, nella educazione, nel rapporto con gli altri e in particolare con le donne.. Il sapiente è colui che crescendo impara l’arte della vita, in modo da avere in ogni situazione comportamenti e sentimenti giusti e opportuni per la sua crescita e non per la sua distruzione.. Naturalmente il più sapiente di tutti è Dio: lui ha fatto tutto con la sua Sapienza (che arriva ad essere praticamente personificata accanto a lui: rileggiamo Sr 24!).
Così abbiamo passato, nell’incontro di lunedì, la lettera di Giacomo, cercando di sottolineare questi passi sapienziali, spesso così forti:
1,2-6:
“[2] Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove,
[3] sapendo che la vostra fede, messa alla prova, produce pazienza.
[4] E la pazienza completi l’opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla.
[5] Se qualcuno di voi è privo di sapienza, la domandi a Dio, che dona a tutti con semplicità e senza condizioni, e gli sarà data.
[6] La domandi però con fede, senza esitare, perché chi esita somiglia all’onda del mare, mossa e agitata dal vento”.
1,9-11:
“[9] Il fratello di umili condizioni sia fiero di essere innalzato,
[10] il ricco, invece, di essere abbassato, perché come fiore d’erba passerà.
[11] Si leva il sole col suo ardore e fa seccare l’erba e il suo fiore cade, e la bellezza del suo aspetto svanisce. Così anche il ricco nelle sue imprese appassirà”.
1,12-15:
“[12] Beato l’uomo che resiste alla tentazione perché, dopo averla superata, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promesso a quelli che lo amano.
[13] Nessuno, quando è tentato, dica: «Sono tentato da Dio»; perché Dio non può essere tentato al male ed egli non tenta nessuno.
[14] Ciascuno piuttosto è tentato dalle proprie passioni, che lo attraggono e lo seducono;
[15] poi le passioni concepiscono e generano il peccato, e il peccato, una volta commesso, produce la morte”.
1,16-18:
“[16] Non ingannatevi, fratelli miei carissimi;
[17] ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre, creatore della luce: presso di lui non c’è variazione né ombra di cambiamento.
[18] Per sua volontà egli ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature”.
1,19-21:
[19] Lo sapete, fratelli miei carissimi: ognuno sia pronto ad ascoltare, lento a parlare e lento all’ira.
[20] Infatti l’ira dell’uomo non compie ciò che è giusto davanti a Dio.
[21] Perciò liberatevi da ogni impurità e da ogni eccesso di malizia, accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza.
1,22-25:
“[22] Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi;
[23] perché, se uno ascolta la Parola e non la mette in pratica, costui somiglia a un uomo che guarda il proprio volto allo specchio:
[24] appena si è guardato, se ne va, e subito dimentica come era.
[25] Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla”.
2,5-9:
“[5] Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano?
[6] Voi invece avete disonorato il povero! Non sono forse i ricchi che vi opprimono e vi trascinano davanti ai tribunali?”
[7] Non sono loro che bestemmiano il bel nome che è stato invocato sopra di voi?
[8] Certo, se adempite quella che, secondo la Scrittura, è la legge regale: Amerai il prossimo tuo come te stesso, fate bene.
[9] Ma se fate favoritismi personali, commettete un peccato e siete accusati dalla Legge come trasgressori.”
3,13-18:
“[13] Chi tra voi è saggio e intelligente? Con la buona condotta mostri che le sue opere sono ispirate a mitezza e sapienza.
[14] Ma se avete nel vostro cuore gelosia amara e spirito di contesa, non vantatevi e non dite menzogne contro la verità.
[15] Non è questa la sapienza che viene dall’alto: è terrestre, materiale, diabolica;
[16] perché dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni.
[17] Invece la sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera.
[18] Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia”.
Mi fermo qui. Ma ognuno di noi continui a leggere la lettera e a gustare (e anche a cercar di applicare alla nostra vita) la sapienza di Dio, a cui ci esorta a piena voce l’apostolo Giacomo, serio e impegnato capo della comunità di Gerusalemme..
E qualche dibattito con Paolo (e la sua fede senza le opere) non può che aumentare la comprensione, la spiritualità, e il cammino diversificato ma sempre ricco di tutti i credenti!