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17 Febbraio 2025

169. Lunedì 17 Febbraio 2025
73 – Ap – Apocalisse (13) –
Cap. 11(2) – Dal Sinai al Nuovo Testamento

 

Lunedì scorso siamo stati di nuovo in compagnia con il capitolo 11 dell’Apocalisse per sottolineare tanti particolari cui non siamo riusciti a dare tempo la settimana precedente.

Eh sì che vale la pena leggere con attenzione e accogliere con fede questo capitolo che lungo lo svelamento della storia, sia degli uomini che di Dio, ha un ruolo importante perché ci dà l’andamento e il senso del lungo periodo di 12 secoli, dal Sinai fino a Gesù. E alla fine del capitolo ecco il suono squillante della settima tromba: i persecutori dei giusti hanno i giorni contati, Dio interviene a salvare il suo popolo di poveri e giusti.

Ora Giovanni, come abbiamo già detto, concentra questo lungo periodo storico in due avvenimenti simbolici che, senza nomi, parlano di tutti quelli che hanno svolto quei ruoli nei diversi periodi di questi secoli (dell’Antico Testamento).

Anzitutto i versetti 1-3, rifacendosi a Ez 40-46, presentano la realtà del Tempio come centro adorante del popolo di Dio. Israele si identifica con il popolo dell’adorazione e della lode. Per questo il Tempio, ricostruito due volte (il tempio di Zorobabele nel 500 e il tempio di Erode alla fine del periodo) va “misurato”, cioè deve avere la bellezza che Dio vuole e che ha stabilito nel “modello che è in cielo” di cui già parlava Es 25,9.40. Due annotazioni interessanti: fanno parte della “misurazione” anche gli adoratori di Dio che sono nel tempio, essi fanno parte del culto di Jahvè e poi l’esclusione dalla misurazione del cortile esterno (quello detto “dei pagani”) perché storicamente sarà luogo di profanazioni da parte di usurpatori..

Poi ci sono i versetti 4-10, dove vengono presentati i due testimoni (da Zc 4,3.14) che sono i due olivi vitali davanti all’altare di Dio e i due candelabri d’oro. Non si dice il loro nome perché è la loro funzione che viene presentata, funzione poi incarnata da personaggi vari lungo la storia. Questi due personaggi possiamo identificarli nella Legge e nei Profeti, i due che sono insieme a Gesù nella trasfigurazione (es. Mc 9,2ss). Vari accenni ci riconducono soprattutto a Mosè (cambia l’acqua in sangue), a Elia (chiude il cielo per 3 anni e 6 mesi in 1Re 17; fa scendere fuoco dal cielo in 1Re 18 e in 2Re 1, e sale in cielo in mezzo al fuoco in 2Re 2), a Eliseo (avvolto nel fuoco in 2Re 6). Ma questi personaggi profetici devono annunciare la Parola di Dio in mezzo a persecuzioni. La violenza è rappresentata dalla Bestia che sale dall’abisso, il potere umano nemico di Dio. Esso nei secoli sembra avere il sopravvento sui santi, ma essi sono poi risorti da Dio (dopo un periodo concesso di 3 giorni e mezzo, il tempo lasciato da Dio a Satana e ai suoi) ed elevati al cielo presso il trono di Dio.

Dal versetto 11 in poi la risurrezione dei giusti (che troviamo in Mt 27!) Dio entra in azione, come già annunciato nel sesto sigillo, con un grande terremoto (che è il secondo “guai”).

E arriva il suono della settima tromba: la salvezza definitiva è vicina (ma anche il combattimento finale, escatologico!). Si apre il tempio nel cielo: l’arca di Dio non è più invisibile agli uomini. Dio c’è e salva. A lui si deve la lode di coloro che sono in celo intorno al trono. E Dio – si dice – distruggerà chi ha “distrutto la terra”, la “casa comune” di cui parliamo oggi.

Il nostro incontro è terminato con la proclamazione comunitaria di queste lodi che chiudono il capitolo 11.