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31 marzo 2025
174. Lunedì 31 Marzo 2025
73 – Ap – Apocalisse (18) –
Cap. 15-16 – Il nuovo Esodo e le sette coppe
Nel capitolo 15 abbiamo un’altra trasposizione in Cristo di un momento decisivo della storia dell’Antico Testamento: tutto era preparazione di Gesù e tutto prende pienezza di senso e di salvezza in Gesù, come dice Paolo in 1Co 10. Ed ecco allora che il nuovo Mosè, Gesù Cristo, ormai presente nel mondo e portatore del giudizio del Padre, salvezza e condanna, egli con i suoi sta ritto su un “mare di cristallo” (immagine terrena di quello celeste in Ap 4,6), che è il compimento del Mar Rosso sul quale, con la forza di Dio, ebbero vittoria Mosè e i suoi e cantarono l’inno, danzando al seguito di Maria, sorella di Mosè (rileggiamo Es 15). In piedi sul mare, risorti e viventi, stanno i credenti in Cristo con le cetre del loro canto e cantano il canto “di Mosè e dell’Agnello”: “Grandi e mirabili sono le tue opere, Signore Dio onnipotente..”. Tutto e tutti (tutte le genti) sono destinati a riconoscere il Dio di Gesù Cristo, che in Gesù Cristo, con la coppa della su sofferenza, la sua morte e la sua risurrezione manifesta e compie il giudizio di Dio.
Si apre definitivamente e completamente il tempio di Dio che è nel cielo e che contiene la tenda della testimonianza, segno della presenza di Dio in mezzo al suo popolo nel deserto (rivediamo Es 40). Tempio aperto, rivelato, e insieme pieno del fumo della nube che è Dio che si rivela e rimane sconosciuto, Presenza/Assenza, “ri-velazione” (letteralmente: manifestare e poi coprire di nuovo) come la misteriosa presenza e voce di Dio nella Trasfigurazione di Gesù (Mc 9,2ss).
Dal tempio (direttamente dal comando di Dio) escono sette angeli, “segno grande e meraviglioso”, che hanno in mano le sette coppe dell’ira di Dio. Nel segno della coppa il mistero redentivo di Cristo morto e risorto che “beve” al calice del dolore per redimerlo e riempirlo di vita.
I sette angeli, continua il testo, riversano sulla terra le sette coppe. E di nuovo flagelli (che ricordano l’intervento di giudizio e di salvezza di Dio nelle piaghe d’Egitto si abbattono sull’umanità. Ma questa volta (siamo ormai nel tempo del Nuovo Testamento in Cristo!) i flagelli sono per i peccatori e per la loro definitiva rovina. Quanto ricordano quello che oggi chiamiamo “il problema ecologico”!
I sette flagelli: 1) una piaga su coloro che hanno il marchio della bestia (=6a piaga, Es 9,8ss) 2) mare cambiato in sangue (=1a piaga, Es 7,14ss); 3) Anche fiumi e sorgenti sono cambiati in sangue (=1a piaga, Es 7,14ss), perché i malvagi hanno versato il sangue dei giusti; 4) sole che invade la terra (=7a piaga, Es 9,13ss); 5) tenebre sul trono della bestia (=9a piaga, Es 10,21ss); 6) prosciugamento dei fiumi per far passare le schiere contrarie a Dio, sotto l’azione di spiriti simili a rane, 3 rane, che escono dalla bocca del drago, della bestia e del falso profeta (=2a piaga, Es 7,26ss); 7) il grande terremoto di Dio, definitivo, terribile, che distrugge le città degli uomini nemiche di Dio e dell’Agnello (=il segno grande dell’Oreb all’alleanza tra Dio e il suo popolo, Es 19,16ss).
Ormai, anche se la pazienza di Dio ancora dà spazio agli uomini per convertirsi, Dio ha deciso di realizzare la sua salvezza, la sua azione ed ecco l’affermazione che esce dal tempio, dalla parte del trono, e dunque da Dio stesso: “E’ cosa fatta!” (Ap 16,17) che ci ricorda il grido di Gesù sulla croce “Tutto è compiuto” (Gv 19,30).