[purtroppo per questa prima volta non c’è la registrazione audio dell’incontro]

Ecco il testo del riassunto/commento inviato agli elenchi di persone che hanno aderito (o non rifiutano!) all’iniziativa.

Shalòm, Pace
Come promesso ecco un breve riassunto dell’incontro di lunedì su Jitsi. Oggi, giovedì, ci sarà il secondo incontro per questa settimana, quello di secondo livello: un’ora insieme con “lectio divina” sulla Prima Lettera di Pietro. Chi viene, si munisca della Bibbia.
Lunedì abbiamo fatto un’introduzione generale sulla Parola. Ma prima una breve invocazione allo Spirito (che impareremo a memoria)

VIENI SANTO SPIRITO – ILLUMINA LE NOSTRE MENTI CON LA TUA LUCE – ACCENDI IN NOI IL FUOCO DEL TUO AMRE – NELL’UNITA’ DEL PADRE E DEL FIGLIO.AMEN

e poi la proposta di dire appena alzati e appena coricati, l’invocazione di preghiera e affidamento più alta del Vangelo: Luca (Lc) 23,46, Gesù sulla croce:

ABBA’ NELLE TUE MANI AFFIDO LA MIA VITA.

Poi abbiamo fatto una introduzione generale proprio sulla “Parola”. Perché anche oggi una sfida è sempre più evidente: il mondo si divide fra chi dà fiducia ad una Parola, la ama, la segue, la accoglie e basa su di essa la sua vita, oppure chi si basa su se stesso o sulle parole di altri uomini e donne come lui, come lei.
Abramo aveva quasi 100 anni. Nella sua tenda nel deserto (capitolo 15 della Genesi) Dio, in qualche modo percepito, gli annuncia la nascita di un figlio. Lui è vecchio e sua moglie Sara è vecchia. Poi Dio gli chiede di uscire dalla tenda e guardare le stelle: “Contale, se le puoi contare, così sarà la discendenza che uscirà da te”. E il testo dice: “Abramo credette a Dio, che glielo accreditò come giustizia”. Dunque Abramo è giusto perché contro ogni evidenza accoglie e dà fiducia ad una parola che sembra pazza. Ma quella parola diventò Isacco e poi Giacobbe e poi miliardi di figli nei secoli..
Dare fiducia alla Parola è fare una scelta di fondo tra parola e silenzio, tra senso e non-senso, tra rivelazione e oscurità, tra possibilità di relazione e solitudine. Certo più importante e affidabile è colui dal quale ci viene la parola cui ci affidiamo e più possibilità abbiamo nella sua verità, nella sua corrispondenza a noi e alla nostra storia.
Ma la Bibbia (chiamata appunto “Parola di Dio”) è tutta da quella parte: è la parola che fa uscire le cose dal silenzio del non essere, è la parola che crea e sorregge il mondo, è la parola che si fa sapienza nella tua mente e nel tuo cuore.
L’esempio attuale: il virus sembra distruggere la nostra vita, una Parola (e mille altre Parole) ti propone di mettere a base della mia vita “la peste non toccherà la tua vita” (Salmo 89/90), “nemmeno un capello del vostro capo sarà toccato senza che Dio lo voglia (cioè lo faccia rientrare nel suo piano di amore per te e con te” (Vangelo di Matteo, 6).
Attaccarsi alla Parola, alla rivelazione, all’annuncio, alla proposta o sprofondare nella disperazione?