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29.Is (3) – Terzo Isaia (capp. 56-66)

Capitoli del libro

56,1-66,24 – III. TERZA PARTE DEL LIBRO DI ISAIA

56,1-9 – Promessa agli stranieri – 56,10-57,13 – Indegnità dei capi – 57,14-21 – La salvezza per i deboli – 58,1-12 – Il digiuno accetto a Dio – 58,13-14 – Il sabato – 59,1-20 – Salmo penitenziale – 59,21 – Oracolo – 60,1-22 – Splendore di Gerusalemme – 61,1-9 – Vocazione di un profeta – 61,10-11 – Ringraziamento – 62,1-12 – Splendore di Gerusalemme – 63,1-6 – Il giudizio dei popoli – 63,7-64,1 – Meditazione sulla storia di Israele – 64,2-11 – Davanti a te tremavano i popoli, – 65,1-25 – Il giudizio futuro – 66,1-4 – Oracolo sul tempio – 66,5-18 – Giudizio su Gerusalemme – 66,19-24 – Discorso escatologico

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Lunedì, nella festa di uno che di Parola di Dio si nutrì e fece nutrire i suoi per davvero (sant’Alfonso Maria De’ Liguori), abbiamo presentato la terza parte del libro del profeta Isaia, il cosiddetto “terzo Isaia” (Is 56-66). Anche questo un libro straordinario, di vitale importanza per il prosieguo del cammino del popolo di Dio lungo la storia. Leggiamolo con attenzione e avidità. Non è lungo, ma denso e importante. Fu redatto dai discepoli della scuola di Isaia intorno al 400 a.C. e in esso vengono enunciati alcuni principi che formeranno l’anima della interpretazione della religione dell’alleanza da allora in poi. Ne abbiamo messi in evidenza alcuni: anzitutto l’apertura universalistica del popolo di Dio. Da allora in poi potranno far parte di Israele tutti i credenti, da ogni popolo e nazione, e anche persone con menomazioni fisiche e psichiche (si parla ad esempio degli eunuchi, che saranno membri del popolo come tutti gli altri). Una visione tanto ampia che ancor oggi si fa fatica a metterla in pratica. E poi l’annuncio del “Profeta” che parla in prima persona e annuncia il regno di Dio, un regno rivolto e legato soprattutto ai poveri, poveri di condizione umana e soprattutto poveri di cuore, cioè i “poveri di Jahvè”, il vero popolo erede della fede di Abramo e delle promesse dell’alleanza. E poi l’insistenza importante sulla pratica della giustizia e dell’aiuto a chi è nel bisogno (meditiamo Is 58!). Testi di amore e di dono fondamentali anche per noi. E citando un’altra caratteristica, abbiamo l’apertura cosiddetta “escatologica”, laddove tutto viene proiettato verso “cieli nuovi e terra nuova”, verso “il cielo aperto”, verso una pienezza di vita. E tutto questo viene chiamato l’inizio del “Giudaismo”, di quello stile di vita in cui il cuore ha una parte ben più importante dei riti, del Tempio e delle leggi del sabato. E tutto questo anche se questa scuola profetica e i redattori della Bibbia di quel momento sono sempre figli del popolo di Israele che viene dall’Esodo e dal deserto, quel popolo tendente ad onorare il suo Dio più con i riti e con le labbra, che con la vita.. Per noi cristiani tutto questo non può che essere visto e sentito come un cammino vero e concreto verso il vero, unico e definitivo Salvatore, Cristo Signore..