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7 luglio 2025
185. Lunedì 7 Luglio 2025
Bibbia e storia (5) –
Regole (4): Tradizioni nell’Esateuco
Lunedì, continuando a conoscere gli elementi storici e di tradizione che sono dietro al testo biblico, ci siamo riposizionati all’inizio della Bibbia ed esattamente in Gn 2,1-4. Per una suddivisione non corretta del testo, chi fissò i versetti (nel 1500) non si accorse che il versetto 2,4 in realtà faceva parte di due mondi molto diversi:
[4] (a) Queste sono le origini del cielo e della terra, quando vennero creati. (b) Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo [5] nessun cespuglio campestre era sulla terra,
Il v. 4 ha due “stichi”, due parti assolutamente diverse: a) è la conclusione del racconto della creazione di Gn 1 e b) è l’inizio di un nuovo racconto della creazione stessa. Ma mentre il primo racconto (Gn 1) viene assegnato alla tradizione sacerdotale il secondo racconto (Gn 2,4bss) viene assegnato alla tradizione jahvista (dal nome di Dio Jahvè qui usato).
Ora non è difficile notare che Gn 1 deriva da una tradizione aulica, elevata, ben strutturata che gli esperti hanno chiamato “tradizione sacerdotale”, dove c’è un’altissima “teologia della Parola”, il creato che nasce dalla invisibile ma onnipotente auto-manifestazione di Dio che ha dato inizio ad ogni cosa con un atto della sua volontà (Dio disse).
Mentre Gn 2ss si basa su una tradizione di origine popolare, antropomorfica, dove Dio “si sporca le mani” a creare l’uomo, che “passeggia” nel giardino, che intreccia relazioni positive o negative con il creato e l’uomo
Perché queste diversità? Abbiamo detto che i redattori della Torah, quelli che hanno messo definitivamente per iscritto le tradizioni orali e scritte tramandate dentro il popolo di Dio per secoli hanno fatto una scelta per noi molto significativa: hanno riportate, come giustapposte, una accanto all’altra le varie tradizioni giunte fino a loro sull’origine della terra e dell’umanità, cercando, come attraverso un rapporto mitologico, di dare risposte sulla vita e la morte, su Dio e l’uomo, sulla coppia umana, sul bene e sul male, sull’amore e l’odio, sulla sopraffazione continua tra gli esseri e sui presupposti di quel cammino che chiamiamo “la storia della salvezza”.
Gli studiosi, soprattutto basandosi sui modi usati per nominare Dio (El, Elohim, Jahvè, El-Shadday,El-Elyon) hanno identificato quattro grandi tradizioni, quattro filoni di tradizione presenti nel Pentateuco, i cinque libri di Mosè, la Toràh, o meglio l’Esateuco, perché quelle tradizioni sono anche all’origine del libro di Giosuè, sosto nell’elenco:
la tradizione Sacerdotale, Elohista, Jahvista, Deuteronomista (la quale ha un suo cammino a parte, che abbiamo già visto, a partire da 2Re 23).
Accenniamo alcune caratteristiche:
Tradizione sacerdotale: prevalenza della presentazione spiritualizzata di Dio, raccolta delle leggi nel Lv, attenzione privilegiata al sacerdozio di Aronne e al tempio di Gerusalemme
Tradizione elohista: Dio presentato come attivo dal cielo, tramite angeli e intermediari e sogni, all’origine della parola dei profeti (originaria nel regno del Nord, IX secolo a.C.)
Tradizione Jahvista: Dio “fisicamente” coinvolto nella storia del suo popolo. Tradizione nata fra il popolo del regno del sud, presenta con crudezza aspetti buoni ma anche non positivi della storia tra Dio e il suo popolo, fin dal peccato di Adamo e l’omicidio di Caino.
