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15 Settembre 2025

193.Lunedì 8 Settembre 2025
Bibbia e storia (13) –
Regole (12): Tradizione profetica

 

Delle tradizioni che storicamente sono “dietro” e all’origine dei libri della Bibbia abbiamo lasciato per ultima quella più “corposa”, così importante per la fede e la storia di Israele, così presente nella storia del popolo: Si tratta della tradizione “Profetica”.

Il profeta, lo sappiamo, normalmente libero da ogni vincolo di dipendenza da qualsiasi autorità politica o religiosa, era, ed è anche oggi (oggi più che mai dopo l’effusione dello Spirito nella Pentecoste) è colui che “sente” nel cuore una Parola che non è la sua e insieme il bisogno impellente di comunicarla al popolo di Dio. Il profeta “legge” con gli occhi e l’ispirazione dello Spirito di Dio la situazione attuale, storica, culturale, politica del popolo e dà delle letture e dei messaggi che tendono a riportare al centro Dio, la sua fede, il suo ruolo nella storia del popolo.

I profeti lungo la storia di Israele (e anche nel Nuovo Testamento) sono stati tanti e vengono in molti menzionati nei testi biblici (uno per tutti per avere un’idea del ruolo: Agabo in At 11 e 21, un personaggio che compare dal nulla, dà i suoi messaggi da parte di Dio, accompagnandoli con segni, e poi scompare.. oppure la profetessa Culda interpellata dai messi del re Giosia in 2Re 22, oppure Natan e Davide).

Questi profeti dicono al popolo qual è la volontà di Dio e spesso sono, appunto, “profeti di sventura” come si dice, perché troppo spesso Israele si è dimenticato del suo Dio e troppo spesso i profeti devono annunciare sventure e castighi.

Ma quando non ci sono voci autorevoli di profeti, si alza la voce del salmista: Tra noi non ci sono più profeti e nessuno sa più fino a quando (SL 73(74),9).

Nel Nuovo Testamento, nel tempo ce stiamo vivendo, tutti sono unti profeti nel battesimo, io, tu, tutti noi e ad ognuno lo Spirito distribuisce doni per la comunità, i carismi. Purtroppo questa consapevolezza di profeti per il nostro tempo è piuttosto scarsa nei cristiani battezzati, e parlare di profeti spesso si rischia di essere derisi e comunque si dice che non ci si deve proclamare profeti!

Tornando soprattutto all’Antico Testamento, abbiamo detto che come per tutte le altre attività di rivelazione della Parola e della sua scrittura, anche per la profezia abbiamo un “padre”, secondo il concetto della “personalità corporativa”: il primo e più grande profeta di cui gli altri sono continuatori di tempo in tempo è il profeta Elia (il cui ciclo è narrato in 1Re 17-2Re 2), quello che in rappresentanza dei Profeti apparve con Gesù insieme a Mosè (La Legge!) nella Trasfigurazione (es. Mc 9).

In tutto abbiamo 16 profeti scrittori di cui ci sono rimasti i libri (spesso elaborati dalla loro scuola profetica): 4 maggiori (Is, Gr, Ez, Dn) e 12 minori (Os,Gl,Am,Ad – Gi,Mi,Na,Ab – Sf,Ag,Zc,Ml). Essi “portano la Parola” prima nel cuore e poi sulla bocca verso il popolo.

La più significativa esperienza della Parola è quella di Geremia, in particolare il capitolo 1 e il capitolo 20.

In particolare abbiamo ricordato il libro del profeta Isaia, il più lungo della Bibbia, che in realtà è il risultato di un lungo lavoro di molti profeti, e nel testo si riconosce l’opera di almeno tre profeti (o gruppi di profeti): il primo Isaia 1-39, dal 700 a.C.; il secondo Isaia subito dopo l’esilio, dal 540 al 500 circa; il terzo Isaia, dal 400 in giù..

Lungo questo cammino di esperienza della Parola e di annuncio abbiamo in particolare la crescita continua e significativa della figura e dell’opera del Messia annunciato continuamente fin dalla profezia di Gn 3 (il figlio della donna) e poi dalla grande profezia del “libro dell’Emmanuele”, Is 7-12.