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24 Aprile 2025
187 – 24 Aprile 2025 –
Miele: Gv 11,25-27: Io sono la risurrezione e la vita
Siamo davanti alla roccia muta, la roccia del sepolcro dell’amico Lazzaro, a Betania. Piangono le sorelle, piange, per un momento, anche Gesù. All’umanità il Signore riconosce i suoi diritti, i diritti delle sue debolezze. E in questa settimana abbiamo accompagnato fino alla pietra del sepolcro anche le spoglie mortali del nostro Papa, Francesco..
Ma la Parola è sempre straordinaria, e specialmente quando la situazione è più difficile e tragica. Ed ecco che da quella roccia muta scaturisce il miele della nostra consolazione, scaturisce la speranza che in un giorno di primavera zampilla e consola fino alla vita eterna:
[11,25] Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà;
[26] chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?».
[27] Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Egli viene, e tutto è vita.. Queste parole fondano la speranza, che è certezza nella fede: egli vive e se siamo uniti a lui noi vivremo (Gv 14,19). Anzi, secondo Gv 5,24-25 (che i teologi chiamano “escatologia realizzata”), se crediamo e nella fede siamo uniti a Colui nel quale crediamo, al quale affidiamo la nostra vita, noi siamo già dei risorti, la vita eterna è per noi già cominciata..
In questi giorni di Pasqua (ma laPasqua è ogni domenica per sempre!) contempliamo, accogliamo, adoriamo il Signore della vita, egli che è Risurrezione e Vita.
All’incontro di giovedì ci siamo anche soffermati un attimo su un principio interpretativo riguardante il modo di parlare semitico e in particolare di Giovanni: in presenza di due termini, il secondo è più importante, non il primo che normalmente è specificazione e arricchimento, e anche contestualizzazione, del secondo. “Io sono la Risurrezione e la Vita” è l’affermazione anzitutto che Gesù Signore è la nostra Vita, Vita della nostra vita, dall’eternità (in lui il Padre ci ha conosciuti da sempre, Ef 1,3ss) e per l’eternità.
E la Vita è presente tra noi, ha messo la sua tenda in mezzo a noi (Gv 1,14) e dunque l’eternità è presente in mezzo a noi.. Non per nulla fin dall’antichità i Cristiani hanno chiamato il luogo di sepoltura dei morti non, come facevano le civiltà antiche “città dei morti” (necropoli) ma “dormitorio” (Cimitero) in attesa e in vista della risurrezione finale.
Gioiamo dunque in Colui che è la nostra Risurrezione e la nostra Vita, Colui che ci ha fatto “partire” creandoci e ci fa “ripartire” ogni giorno; Colui che è la nostra gioia, nonostante tutto e al di là di tutto. Colui che con il Padre e lo Spirito vuole essere con noi, dentro di noi, tra noi. Lo abbiamo già imparato “Prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23).
Nessun altro su questa terra, nessun altro nella storia, nessun altro nella eternità può fare la stessa affermazione: io sono la Vita. Così più volte nel Vangelo di Giovanni: “In lui era la vita” (Gv 1,4); “Io sono la Luce della Vita” 8Gv 8,12); “Io sono il Pane della vita” (Gv 6,35). Egli dal Padre ha avuto la vita in se stesso e la dona a noi mediante la morte e la risurrezione (Gv 5,26ss).
E a noi è sempre rivolta la domanda che Gesù rivolge a Marta (pur davanti all’evidenza maleodorante (!) del sepolcro di suo fratello): “Credi tu questo?”
Perché lo sappiamo da Abacuc: “Il giusto vivrà per la sua fede” (Ab 2,4).