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17 luglio 2025

 

195 – 17 Luglio 2025  –
Miele: Gn 22. Eccomi

 

Giovedì, il nostro “miele dalla roccia della Parola” si è condensato in una sola “parola magica”: “Eccomi”. Ci siamo donati l’Eccomi di Abramo in Gn 22 (senza dimenticare altri momenti come Gn 15). Nel racconto del cosiddetto “sacrificio di Isacco” questa meravigliosa parola, così semplice e coì coinvolgente la troviamo in tre momenti: a) Dio chiama ed Abramo risponde “Eccomi” (v. 1); 2) il figlio vorrebbe sapere e Abramo risponde “Eccomi figlio mio” (v. 7); 3) l’angelo chiama dal cielo e Abramo risponde “Eccomi” (v. 11).

Il cuore di Abramo è dunque disponibilità pura, accoglienza e obbedienza. Quello che abbiamo notato maggiormente è stato l’Eccomi rivolto al figlio. I figli, a quel tempo, erano proprietà del padre che aveva diritto di vita e di morte su di loro. Ma Abramo è disponibile a suo figlio come è disponibile a Dio. Ed è disponibile a uccidere il figlio per fede e obbedienza così come è disponibile a offrire un ariete. La sua totale disponibilità fa di lui il padre dei credenti, la sorgente della fedeltà di Dio e dell’uomo. Anche nell’ora più buia del tradimento del popolo, Dio si sente impegnato verso i “figli di Abramo”, e in quanto figli della promessa, è impegnato anche con noi, chiamati ad essere figli suoi nella obbedienza del nuovo Adamo e del nuovo Abramo, il suo Figlio Gesù.

Stupenda questa disponibilità verso il figlio, figlio che, bada bene, sta per uccidere per obbedienza. Chissà in quel momento quale strazio nel suo cuore di padre e di credente!

Farà tutto quello che chiede il suo Dio, è disposto a fare tutto quello che chiederà il figlio.

In questo senso sono meravigliose le parole della lettera agli Ebrei 11, 8.17-19:

 

[8] Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.

[17] Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio,

[18] del quale era stato detto: Mediante Isacco avrai una tua discendenza.

[19] Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo.

 

Apollo, autore della lettera agli Ebrei, ci propone una connessione stupenda: sapendo che Dio gli aveva promesso cose infinite nel suo figlio, il suo unico figlio, come poteva accettare di uccidere per obbedienza lui stesso il suo unico figlio?

Ora questo è stato possibile perché, dice Apollo, egli credeva che Dio dà la vita ai vivi e ai morti. E quindi Abramo dovette aver pensato: Se sacrifico mio figlio per obbedienza, il mio Dio saprà ridarmelo di nuovo come già me lo ha donato la prima volta.

In fondo è il ragionamento di Paolo in Rm 8,28-39: Dio “non ha risparmiato suo Figlio ma lo ha consegnato per tutti noi”, ma una volta consegnato ai persecutori e alla morte Gesù è risorto e vivo più che mai e lo è anche per noi!

Accanto a questo “Eccomi” del padre Abramo non possiamo ricordare altri “Eccomi” che segnano il cammino della alleanza tra Dio e l’uomo, la strada della “città di Dio”. E sopra tutti l'”Eccomi” di Maria (Lc 1,38) è stata la porta della redenzione, l’inizio della Nuova Alleanza. Coltivare la “spiritualità dell’Eccomi” (secondo le espressioni di Sl 39(40),8-9) è uno degli impegni primari dell’essere discepoli di Gesù, suoi fratelli adottivi, cittadini della nuova Gerusalemme..