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14 luglio 2025
186. Lunedì 14 Luglio 2025
Bibbia e storia (6) –
Regole (5): La Tradizione Deuteronomistica
Lunedì, continuando le nostre ricerche su ciò che “sta dietro” ai testi biblici (scritti da tanti autori, in un lasso molto grande di tempo, specialmente l’Antico Testamento), da varie volte ci siamo concentrati sul concetto e la realtà storica e letteraria delle “Tradizioni”. Esse hanno servito da materiale importante per i “redattori” dei libri biblici e collochiamo convenzionalmente a Gerusalemme intorno all’anno 400.
In questo incontro abbiamo appuntato la nostra attenzione su quella che viene chiamata “La tradizione deuteronomistica”. Di cosa si tratta?
Il libro del Deuteronomio, “ritrovato” nel Tempio di Gerusalemme sotto Giosia intorno al 610 a.C. e costituito perno della riforma jahvista di quel giovane e pio re, è una meditazione, in tre grandi discorsi, della storia di Israele, messa in bocca al “capostipite” di tutti, Mosè e insieme una riedizione aggiornata, più ricca e profonda dei comandi della Torah, della Legge, rispetto al libro dell’Esodo.
Il livello spirituale del Deuteronomio è altissimo, ed esso contiene testi stupendi sul rapporto tra Jahvè e il suo popolo, primo fra tutti Dt 6,4-9, che conosciamo bene, il famoso “Shemà”, la preghiera quotidiana e identificativa del credente israelita: “Ascolta Israele, Jahvè è il nostro Dio, Jahvè è un Dio solo, unico..”
Purtroppo però questo libro è anche una meditazione sulla storia del popolo d’Israele, sia nel regno del Nord (Israele) che nel regno del Sud (Giuda) ed è una meditazione che non fa assolutamente sconti. Riprendendo infatti lo schema fondamentale di ogni alleanza, esso riporta i vari momenti di questo “trattato” tra un signore e il suo popolo, fra Dio e il suo popolo: 1) Presentazione dei contraenti; 2) Condizioni e decreti da osservare; 3) Benedizioni per chi osserva; 4) Maledizioni per chi non osserva..
Ora noi ci siamo concentrati qualche istante sul capitolo 28, che contiene appunto le benedizioni e le maledizioni che sono stabilite per i contraenti dell’alleanza. Ma abbiamo visto che le maledizioni sono molto più estese delle benedizioni.
In pratica nella sua redazione finale il Deuteronomio è molto probabilmente un “tirare le somme” sulla storia di Israele, con la constatazione, così tante volte affermata dai profeti, che il popolo è stato sostanzialmente infedele al suo Dio e alla sua alleanza e che per questo Dio lo ha punito con eventi terribili.
Tra tutte le citazioni abbiamo messo in parallelo la minaccia di Dt 28,55 e insieme Ez 5,10, il prima e il dopo di un evento terribile, minacciato e poi realizzato durante l’assedio di Gerusalemme, “mangerete le carni dei vostri figli”.
Ora questa visione storica, così bella e anche così tragica ha ispirato un gruppo di libri che vengono appunto chiamati “tradizione deuteronomistica” e cioè Gs, Gd, Rt, 1 e 2Sm, 1 e 2Re. Essi mettono in risalto la misericordia di Jahvè verso il suo popolo e insieme il continuo tradimento del popolo verso di lui. 600 anni circa di fedeltà e infedeltà, in cui sono momenti importanti come l’assemblea di Sichem convocata da Giosuè in Gs 24.
Il nostro tempo è sempre molto poco (lo spazio di un’ora) e abbiamo a conclusione ricordato, per esempio a proposito dell’empio re Amon (padre di Giosia) in 2Re 21, di cui si ripete come un ritornello “egli fece ciò che è male gli occhi del Signore”. Ma si dice anche un’altra cosa molto interessante rispetto al discorso delle tradizioni: che il redattore nota, a proposito di tanti personaggi di questi libri che egli ha consultato “i libri degli annali dei re”: dunque c’erano testi scritti oggi perduti che hanno fatto a supporto alla “lettura spirituale e teologica” dei redattori gerosolimitani.
