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29 Settembre 2025

195.Lunedì 29 Settembre 2025
Preistoria biblica – Due cose importanti

 

Lunedì siamo entrati nella trattazione della preistoria biblica presentando due chiavi di lettura piuttosto importanti per collocarci verso questi testi modo più aperto e comprensibile possibile:

 

  1. a) Abbiamo detto (in maniera forse un po’ troppo “diretta” e senza giri di parole) che in questi testi non possiamo cercare la “storia” come la intendiamo noi, fatta di persone, di fatti e di resoconti giornalistici e non.

Adamo, Eva e tutti gli altri personaggi, gli eventi raccontati diciamo che è impossibile determinarne la reale esistenza e la loro collocazione nel tempo e nello spazio. Con una frase ad effetto possiamo dire che “non sono mai esistiti”, anche se la cosa va ben precisata.

Per secoli la Chiesa, soprattutto la Cattolica, ha insistito nel dire e insegnare che tutto quanto raccontato è in qualche modo “successo” e che tutto fu scritto da Mosé nel Pentateuco, su ispirazione di Dio e abbiamo così i “libri di Mosè”.

A cominciare però dal 1700 (Illuminismo) soprattutto in ambiente protestante si è cominciare a contestare questa cosa, e l’apporto delle scienze umane ha poi fatto il resto: con quello che oggi sappiamo sull’inizio ed evoluzione della specie umana e della sua attività sulla terra, sostenere che c’è stata una “età dell’oro” all’inizio (Paradiso terrestre) e che tutti, assolutamente tutti discendiamo da persone intelligenti e consapevoli, fino a una sola coppia di inizio è divenuto piuttosto improbabile e perlomeno difficile da dimostrare..

Siamo arrivati alla fine all’inizio del ‘900 quando Rudolf Bultmann arrivò a teorizzare (con la “demitizzazione”) che quello con cui sicuramente abbiamo a che fare è la “Parola nuda”, quella parola che abbiamo ricevuto dalla storia e che contiene un annuncio e una provocazione per noi, e ci propone di credere nel Dio d’Israele e di Gesù Cristo.

Le scienze umane (storia, antropologia, archeologia,..) danno sicuramente un apporto considerevole per “collocare” questi testi, che non sono puramente “inventati” (come le favole e come Pinocchio) ma che elaborano quanto arriva da racconti e tradizioni più lontane.

Quel che conta è un annuncio che si fa “proposta e senso” per me, per noi..

 

  1. b) La seconda cosa che abbiamo detto è che anche questi testi vanno collocati, almeno nella loro stesura attuale, non all’inizio di una qualche storia ma al tempo della redazione della Bibbia, che sappiamo intorno al 400 a.C.

Essi sono stati organizzati, scritti, voluti come “sfondo” importante alla storia biblica, alla storia della salvezza. Con gli strumenti che si avevano allora si sono formate tradizioni, racconti, interpretazioni che in qualche modo aiutassero i credenti di Israele a cogliere quello che “potrebbe esserci stato” prima della chiamata di Abramo, raccontata in Genesi 12,1ss.

Un po’ quello che è avvenuto con le tradizioni che sono state oggetto del nostro cammino per molti giorni: si parla, si racconta, si comincia a scrivere e poi si è arrivati alla redazione finale, fatta non per fare un libro di storia (come lo intendiamo noi) ma per cogliere e annunciare quanto può essere successo nel “prima di noi”, intuito e visto nei segni del presente (soprattutto la sofferenza, la morte, la violenza, il rapporto con la terra, l’impegno di Dio nel seguirci..)

In tutto questo non piccolo ruolo hanno avuto i racconti simili che sono circolati per secoli nell’ambiente mesopotamico, ma anche in ambiente greco-romano. Ci riferiamo soprattutto ai racconti che hanno per tema il diluvio (conosciamo i due poemi mesopotamici “Enuma Elish” (Quando nell’alto) e “Gilgamesh” (il Noè della situazione..). Queste tradizioni, come tante altre di natura pagana e politeista, purificate e riplasmate alla luce della fede e della storia di Israele, collaborarono a far nascere la nostra preistoria biblica..