Vai al video riassuntivo su You Tube

093 – Lectio su Fl 4,10-13

 

Lectio 2.2.23

 

Testo:

 

10  Ἐχάρην δὲ ἐν κυρίῳ μεγάλως ὅτι ἤδη ποτὲ ἀνεθάλετε τὸ ὑπὲρ ἐμοῦ φρονεῖν, ἐφ᾽ ᾧ καὶ ἐφρονεῖτε, ἠκαιρεῖσθε δέ.

[10] Ho provato grande gioia nel Signore perché finalmente avete fatto rifiorire la vostra premura nei miei riguardi: l’avevate anche prima, ma non ne avete avuto l’occasione.

 11  οὐχ ὅτι καθ᾽ ὑστέρησιν λέγω, ἐγὼ γὰρ ἔμαθον ἐν οἷς εἰμι αὐτάρκης εἶναι.

[11] Non dico questo per bisogno, perché ho imparato a bastare a me stesso in ogni occasione.

12  οἶδα καὶ ταπεινοῦσθαι, οἶδα καὶ περισσεύειν· ἐν παντὶ καὶ ἐν πᾶσιν μεμύημαι, καὶ χορτάζεσθαι καὶ πεινᾶν καὶ περισσεύειν καὶ ὑστερεῖσθαι·

[12] So vivere nella povertà come so vivere nell’abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza.

13  πάντα ἰσχύω ἐν τῷ ἐνδυναμοῦντί με.

[13] Tutto posso in colui che mi dà la forza.

 

Sintesi per comunicare (Sito..)

 

Filippesi 4,10-13 è stato il brano accolto e meditato giovedì scorso. Mi ha colpito tanto questa attenzione dei Filippesi verso Paolo che la sua situazione di bisogno ha fatto “rifiorire”. Stupenda parola che sa di profumo di carità, che sa di primavera dello spirito, che sa di gioventù attenta e lanciata a fare il bene. “La vostra attenzione” in greco è il verbo “phronèin” cioè la mente, il pensare: Paolo, la sua persona, le sue necessità, e insieme tutto quello che rappresenta per le sue comunità, e per Filippi in particolare, è un fiore, un virgulto potente, una pianta come fiorita e piantata nel pensiero dei suoi discepoli. Come se “non pensassero ad altro” come si dice tra innamorati!

E Paolo ci tiene a sottolineare che non è la sua condizione di bisogno al centro di tutto. Non è felice (molto!) perché adesso ha da mangiare e da vestirsi, perché ormai egli prende forza in Cristo per essere nell’abbondanza e nella povertà senza problemi. E la frase finale “tutto posso in Colui che mi dà la forza” è un’altra di quelle espressioni splendide che Paolo semina nelle sue lettere. Oh potessimo dirlo anche noi in ogni situazione, soprattutto quando intorno a noi c’è una serie di difficoltà! Veramente a lui importa solo di Gesù. E sente che da Gesù gli proviene la “dynamis”, la potenza, la forza che solo Gesù può dare.

Mentre della comunità importa la carità, l’attenzione, il dono che provocano in Paolo una gioia profonda, immensa, duratura. Perché il piccolo (o grande) gesto esterno significa qualcosa di molto di più: essere ormai “dentro Gesù Cristo”, nel suo cuore, e ragionare con e secondo il suo cuore.. Insomma essere e comportarsi come Corpo Vivente del Signore, Chiesa di Dio.