Lectio 16.3.23

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Testo:

 Sintesi per comunicare (Sito..)

Giovedì abbiamo parlato insieme delle affermazioni del nostro Credo: “Credo la Chiesa una, santa, cattolica, apostolica”. Soprattutto di “cattolica”.

Siccome da noi vengono ogni tanto membri delle così chiamate “chiese sorelle”, cioè quelli che si chiamavano “fratelli separati”, e di nuovo verranno tra qualche giorno a condividere qualche nostra “celebrazione”, abbiamo dibattuto insieme sulla natura di questo rapporto tra noi e loro.

Siccome il nostro presbitero dice che tutte queste chiese hanno la natura di “cattoliche” in quanto universali e diffuse su tutta la terra, abbiamo cercato di capire quanto sia nel vero attribuire il titolo di “cattolica” ad ogni congregazione religiosa che dice di credere in Gesù Cristo.

In realtà se fosse vero, anzitutto, che queste comunità sono da definire “chiese sorelle”, ci siamo chiesti quale fine farebbe il connotato di “Cattolica” applicato ad ogni chiesa, che nello stesso tempo crediamo e affermiamo “una”.

Se Cattolico vuol dire universale, noi professiamo che la nostra chiesa di Cristo è cattolica non solo nello spazio (su tutto il mondo) ma in tutti i tempi, in tutte le persone, in tutte le esperienze.. Una sola Chiesa cui appartengono o “sono ordinati” tutti, dovunque, sempre e comunque. Per questo il documento centrale del Concilio Ecumenico Vaticano II, Lumen Gentium, in cui la Chiesa si presenta al mondo di oggi, parla della Chiesa come di una struttura a cerchi concentrici, al cui centro c’è la comunità chiamata strettamente cattolica (una e unita strettamente da sempre dal servizio “petrino” del Papa, cioè dalla successione apostolica. Ma “sentiamo” come fratelli e sorelle nell’unica comunità di Gesù Cristo, anche se a cerchi sempre più larghi e concentrici, sia i cristiani di comunità storiche come le chiese ortodosse o protestanti, e poi gli Ebrei, e quindi i credenti in Dio, anche non specificatamente cristiani e alla fine tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Infatti uno solo è il Creatore, uno solo il Salvatore, e uno solo lo Spirito.

Però, parlando di Ecumenismo, ci chiediamo: chi deve camminare verso chi? siamo tutti a livello paritetico o esiste una verità unica che è per tutti e va proposta a tutti e ognuno si dovrebbe convertire a convergere verso di essa soprattutto in ciò in cui ogni gruppo è lontano da quanto annunciato e voluto a Cristo?

E’ vero che da anni, nel cosiddetto “cammino ecumenico”, si dice, seguendo un po’ la visione di Papa Giovanni XXIII, che dobbiamo cercare e sottolineare e vivere quello che ci unisce, lasciando a parte quanto ci divide..

Ma se ci dividono punti fondamentali della verità di Cristo, questa visione, accattivante e affascinante, è valida e importante per sempre o solo in una fase iniziale, volta a sviluppare contatti e amicizie che permettano poi un sereno approfondimento di tutto, comprese le lontananze?

Siamo convinti che la verità nella carità deve comunque essere il primo dono che ci dobbiamo fare a vicenda?