Lectio 27.7.23

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112 – Lectio su Eb 5,11-6,8 (2)

Testo

 

Eb 6  1   Διὸ ἀφέντες τὸν τῆς ἀρχῆς τοῦ Χριστοῦ λόγον ἐπὶ τὴν τελειότητα φερώμεθα, μὴ πάλιν θεμέλιον καταβαλλόμενοι μετανοίας ἀπὸ νεκρῶν ἔργων καὶ πίστεως ἐπὶ θεόν,

[1] Perciò, lasciando da parte il discorso iniziale su Cristo, passiamo a ciò che è completo, senza gettare di nuovo le fondamenta: la rinuncia alle opere morte e la fede in Dio,

Sintesi per comunicare (Sito)

Giovedì non eravamo molti e ci siamo dedicati di nuovo ad ascoltare e meditare Eb 6,1-8, questo testo quasi “di passaggio”, dove Apollo, il nostro predicatore, desidera fermarsi sul cammino del discorso principale (comprendere il sacerdozio di Cristo) per parlare di come deve ormai essere la nostra comunità, il nostro cuore. I credenti appassionati della prima counità cristiana sognano per ogni persona credente della comunità in cammino “verso l’alto”: non più o non soltanto essere diventati credenti, discepoli di Cristo, convertiti a lui, ma ormai essere ricercatori quotidiani delle verità più profonde, del senso “interno” del Cristo e della sua vicenda, e anche praticanti ogni giorno di amore e servizio ben al di là di qualche dono ai poveri.. Perché Apollo teme che i credenti nella loro quotidianità invece di andare avanti, di essere dei “rigenerati” a vita nuova e più alta (1Pt 1) coltivino poco la loro fede, la loro continua scoperta di Cristo, il continuo innamorarsi di lui, quando purtroppo non tornano indietro, nel peccato (da cui secondo Apollo non si fa ritorno), in quella situazione di egoismo e negazione che, per quanto sta in loro, è un crocifiggere di nuovo il Figlio di Dio, senza possibilità di redenzione!

Di nuovo abbamo raccontato che per secoli la Chiesa ha coltivato Cristianesimi diversi: quello “comune” di serie B ( i “normali” credenti) e quello di serie A (i consacrati, monaci e monache, i facenti parte della istituzione ecclesiastica). Oggi, soprattutto dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II la chiamata alla santità, alla “misura alta della esistenza cristiana” (Giovanni Paolo II), è e deve essere propria di ogni credente (così il capitolo V della Costituzione fondamentale sulla Chiesa “Lumen Gentium”, Vocazione universale alla santità nella Chiesa). “Santi per vocazione” dice chiaramente la Parola: santità nel cammino del cuore e della intelligenza, appartenenza a Dio in Cristo ogni giorno sempre di più, formando insieme il Corpo di Gesù, “un cuore solo e un’anima sola” (At 4,32).