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Lectio 3.8.23

113 – Lectio su Eb 5,11-6,8 (3)

Testo

 

6,4  Ἀδύνατον γὰρ τοὺς ἅπαξ φωτισθέντας, γευσαμένους τε τῆς δωρεᾶς τῆς ἐπουρανίου καὶ μετόχους γενηθέντας πνεύματος ἁγίου

[4] Quelli, infatti, che sono stati una volta illuminati e hanno gustato il dono celeste, sono diventati partecipi dello Spirito Santo

5  καὶ καλὸν γευσαμένους θεοῦ ῥῆμα δυνάμεις τε μέλλοντος αἰῶνος

[5] e hanno gustato la buona parola di Dio e i prodigi del mondo futuro.

 

Sintesi per comunicare (Sito)

 

Giovedì di nuovo non eravamo molti e ci siamo dedicati a trattare di nuovo il brano veramente centrale di Eb 5-6, a favore di qualcuno che stavolta era presente mentre altre volte no. Succede.

Del resto riapprofondire questo testo non può farci che bene. Abbiamo riparlato di questo “sogno” a occhi aperti di Apollo e dei credenti della prima comunità critiana a vivere ormai la vita ad un livello “superiore”, da “rigenerati” dallo Spirito, membra del corpo del Signore Risorto. Non più legge e “piccola legge” (qualche comando terra terra!) ma una esistenza dinamica, aperta, totale, nello Spirito, proiettati ormai verso la pienezza del Regno di Dio Padre in Gesù e con Gesù, fortificati dallo Spirito. “Tutti santi” è stato riscoperto in qualche modo anche dal capitolo cinque della Lumen Gentium del Concilio Ecumenico Vaticano II, e fatto proprio da Giovanni Paolo II all’alba del terzo millennio cristiano con la espressione “vivere ormai la misura alta dell’esistenza cristiana”.

Non più un’esistenza dedicata fortemente all’ascolto della Parola, alla comunità condivisa, al servizio di carità solo per coloro che seguono ideali e istituti “di perfezione” (come preti, suore, frati, monaci, ecc..) ma l’esistenza di tutti, di tutti i credenti in Cristo. Sappiamo che per Apollo, una volta consacrata totalmente la propria vita a Gesù non c’è altra direzione che andare avanti fino alla vita eterna, pena il ritorno indietro e addirittura l’impossibilità di convertirsi di nuovo (anche se questa è la vita nella “molecola” di Apollo, mentre la Chiesa ha poi elaborato altri percorsi per chi volesse, una volta caduto nel peccato, ritornare in seno alla misericordia del Padre in Gesù..

In particolare ci è piaciuto soffermarci sui versetti 6,4-5, dove predomina il “gustare”: gustare il dono celeste e lo Spirito Santo, gustare la buona Parola di Dio, gustare i modigi del mondo che sta arrivando.. La vita non solo come obbedienza, ma come qualcosa che rende il palato (quello vero, quello interiore della mente e del cuore) piacevolmente investito delle realtà vitali per il cristiano, la Parola di Dio, le meraviglie attivate dalla speranza, e l’essere ormai totalmente coinvolti a vivere in Dio in Cristo.. Veramente la nostra esistenza deve essere come quella dei nostri più grandi santi, innamorati di Gesù, pieni di Gesù.. Pensiamo ad una Teresa d’Avila o Teresa di Lisieux..