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16 Novembre 2023

122 – Lectio su Eb 10,19-39

 

Lectio dal 16.11.23

 

Testo

 

19  Ἔχοντες οὖν, ἀδελφοί, παρρησίαν εἰς τὴν εἴσοδον τῶν ἁγίων ἐν τῷ αἵματι Ἰησοῦ,

[19] Fratelli, poiché abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù,

20  ἣν ἐνεκαίνισεν ἡμῖν ὁδὸν πρόσφατον καὶ ζῶσαν διὰ τοῦ καταπετάσματος, τοῦτ᾽ ἔστιν τῆς σαρκὸς αὐτοῦ,

[20] via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne,

21  καὶ ἱερέα μέγαν ἐπὶ τὸν οἶκον τοῦ θεοῦ,

[21] e poiché abbiamo un sacerdote grande nella casa di Dio,

22  προσερχώμεθα μετὰ ἀληθινῆς καρδίας ἐν πληροφορίᾳ πίστεως ῥεραντισμένοι τὰς καρδίας ἀπὸ συνειδήσεως πονηρᾶς καὶ λελουσμένοι τὸ σῶμα ὕδατι καθαρῷ·

[22] accostiamoci con cuore sincero, nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura.

23  κατέχωμεν τὴν ὁμολογίαν τῆς ἐλπίδος ἀκλινῆ, πιστὸς γὰρ ὁ ἐπαγγειλάμενος,

[23] Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso.

24  καὶ κατανοῶμεν ἀλλήλους εἰς παροξυσμὸν ἀγάπης καὶ καλῶν ἔργων,

[24] Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone.

25  μὴ ἐγκαταλείποντες τὴν ἐπισυναγωγὴν ἑαυτῶν, καθὼς ἔθος τισίν, ἀλλὰ παρακαλοῦντες, καὶ τοσούτῳ μᾶλλον ὅσῳ βλέπετε ἐγγίζουσαν τὴν ἡμέραν.

[25] Non disertiamo le nostre riunioni, come alcuni hanno l’abitudine di fare, ma esortiamoci a vicenda, tanto più che vedete avvicinarsi il giorno del Signore.

26  Ἑκουσίως γὰρ ἁμαρτανόντων ἡμῶν μετὰ τὸ λαβεῖν τὴν ἐπίγνωσιν τῆς ἀληθείας, οὐκέτι περὶ ἁμαρτιῶν ἀπολείπεται θυσία,

[26] Infatti, se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non rimane più alcun sacrificio per i peccati,

27  φοβερὰ δέ τις ἐκδοχὴ κρίσεως καὶ πυρὸς ζῆλος ἐσθίειν μέλλοντος τοὺς ὑπεναντίους.

[27] ma soltanto una terribile attesa del giudizio e la vampa di un fuoco che dovrà divorare i ribelli.

28  ἀθετήσας τις νόμον Μωϋσέως χωρὶς οἰκτιρμῶν ἐπὶ δυσὶν ἢ τρισὶν μάρτυσιν ἀποθνῄσκει·

[28] Quando qualcuno ha violato la legge di Mosè, viene messo a morte senza pietà sulla parola di due o tre testimoni.

29  πόσῳ δοκεῖτε χείρονος ἀξιωθήσεται τιμωρίας ὁ τὸν υἱὸν τοῦ θεοῦ καταπατήσας καὶ τὸ αἷμα τῆς διαθήκης κοινὸν ἡγησάμενος, ἐν ᾧ ἡγιάσθη, καὶ τὸ πνεῦμα τῆς χάριτος ἐνυβρίσας;

[29] Di quanto peggiore castigo pensate che sarà giudicato meritevole chi avrà calpestato il Figlio di Dio e ritenuto profano quel sangue dell’alleanza, dal quale è stato santificato, e avrà disprezzato lo Spirito della grazia?

30  οἴδαμεν γὰρ τὸν εἰπόντα· ἐμοὶ ἐκδίκησις, ἐγὼ ἀνταποδώσω. καὶ πάλιν· κρινεῖ κύριος τὸν λαὸν αὐτοῦ.

[30] Conosciamo infatti colui che ha detto: A me la vendetta! Io darò la retribuzione! E ancora: Il Signore giudicherà il suo popolo.

31  φοβερὸν τὸ ἐμπεσεῖν εἰς χεῖρας θεοῦ ζῶντος.

[31] È terribile cadere nelle mani del Dio vivente!

32  Ἀναμιμνῄσκεσθε δὲ τὰς πρότερον ἡμέρας, ἐν αἷς φωτισθέντες πολλὴν ἄθλησιν ὑπεμείνατε παθημάτων,

[32] Richiamate alla memoria quei primi giorni: dopo aver ricevuto la luce di Cristo, avete dovuto sopportare una lotta grande e penosa,

33  τοῦτο μὲν ὀνειδισμοῖς τε καὶ θλίψεσιν θεατριζόμενοι, τοῦτο δὲ κοινωνοὶ τῶν οὕτως ἀναστρεφομένων γενηθέντες.

[33] ora esposti pubblicamente a insulti e persecuzioni, ora facendovi solidali con coloro che venivano trattati in questo modo.

34  καὶ γὰρ τοῖς δεσμίοις συνεπαθήσατε καὶ τὴν ἁρπαγὴν τῶν ὑπαρχόντων ὑμῶν μετὰ χαρᾶς προσεδέξασθε γινώσκοντες ἔχειν ἑαυτοὺς κρείττονα ὕπαρξιν καὶ μένουσαν.

[34] Infatti avete preso parte alle sofferenze dei carcerati e avete accettato con gioia di essere derubati delle vostre sostanze, sapendo di possedere beni migliori e duraturi.

35  Μὴ ἀποβάλητε οὖν τὴν παρρησίαν ὑμῶν, ἥτις ἔχει μεγάλην μισθαποδοσίαν.

[35] Non abbandonate dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa.

36  ὑπομονῆς γὰρ ἔχετε χρείαν ἵνα τὸ θέλημα τοῦ θεοῦ ποιήσαντες κομίσησθε τὴν ἐπαγγελίαν.

[36] Avete solo bisogno di perseveranza, perché, fatta la volontà di Dio, otteniate ciò che vi è stato promesso.

37  ἔτι γὰρ μικρὸν ὅσον ὅσον, ὁ ἐρχόμενος ἥξει καὶ οὐ χρονίσει·

[37] Ancora un poco, infatti, un poco appena, e colui che deve venire, verrà e non tarderà.

38  ὁ δὲ δίκαιός μου ἐκ πίστεως ζήσεται, καὶ ἐὰν ὑποστείληται, οὐκ εὐδοκεῖ ἡ ψυχή μου ἐν αὐτῷ.

[38] Il mio giusto per fede vivrà; ma se cede, non porrò in lui il mio amore.

39  ἡμεῖς δὲ οὐκ ἐσμὲν ὑποστολῆς εἰς ἀπώλειαν ἀλλὰ πίστεως εἰς περιποίησιν ψυχῆς.

[39] Noi però non siamo di quelli che cedono, per la propria rovina, ma uomini di fede per la salvezza della nostra anima.

 

Sintesi per comunicare (Sito)

 

Seconda parte del capitolo 10 della lettera agli Ebrei (vv. 19-39). Siamo alla conclusione del discorso su Gesù Nuovo ed Eterno Sommo Sacerdote. Un conclusione rivolta a noi, rivolta a chi deve prendere sul serio quanto il Padre ha fatto per noi in Gesù Cristo, con la potenza dello Spirito gratuitamente dato (lo Spirito della grazia). E qui, non abbiamo potuto non notare, Apollo torna direi con violenza al discorso che aveva aperto la riflessione sul saceerdozio di Gesù e che ora lo chiude: la sintesi è quanto mai violenta e sorgente di vero timore e paura dinanzi alla forza santificante da una parte e distruttiva dall’altra: il famoso versetto 31: “E’ terribile cadere nelle mani del Dio vivente!”. Nella molecola vitale che Apollo ha costruito attorno a sé, per darsi un ideale di fedeltà assoluta verso il suo Dio, tutto suona forte e denso di pericolo, in caso di mancanza di fedeltà da parte del credente. Addirittura, nel suo sentire, Apollo arriva ad affermare che è stato talmente grande il dono di Dio in Cristo, talmente definitivo e irrinunciabile, che chi lo rifiuta, chi torna indietro, che cade nuovamente nel peccato (che è di fatto apostasia!) non ha alcuna possibilità di essere redento di nuovo, di rientrare nel cammino che solo porta alla salvezza definitiva in Cristo. Cristo è stato definitivo e chiede a noi discepoli di essere definitivi nella nostra scelta di fede che si fa scelte di vita ogni giorno. E qui Apollo, come il suo maestro Paolo, riprende la grande citazione che sta alla base della fede ne nuovo Testamento, cioè Ab 2,4: il giusto vivrà per la sua fede. Ma egli aggiunge, chi sceglie di non vivere di fede, di essere aggrappato a Dio in Cristo, non ha altra sorte davanti che la morte eterna e definitiva. Dice Apollo citando qualcosa per noi un po’ strano “non porrò in lui il mio amore” (v. 38).