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7 dicembre 2023
125 – Lectio su Eb 12,4-13
Testo
4 Οὔπω μέχρις αἵματος ἀντικατέστητε πρὸς τὴν ἁμαρτίαν ἀνταγωνιζόμενοι.
[4] Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato
5 καὶ ἐκλέλησθε τῆς παρακλήσεως, ἥτις ὑμῖν ὡς υἱοῖς διαλέγεται· υἱέ μου, μὴ ὀλιγώρει παιδείας κυρίου μηδὲ ἐκλύου ὑπ᾽ αὐτοῦ ἐλεγχόμενος·
[5] e avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli: Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui;
6 ὃν γὰρ ἀγαπᾷ κύριος παιδεύει, μαστιγοῖ δὲ πάντα υἱὸν ὃν παραδέχεται.
[6] perché il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio.
7 εἰς παιδείαν ὑπομένετε, ὡς υἱοῖς ὑμῖν προσφέρεται ὁ θεός. τίς γὰρ υἱὸς ὃν οὐ παιδεύει πατήρ;
[7] È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre?
8 εἰ δὲ χωρίς ἐστε παιδείας ἧς μέτοχοι γεγόνασιν πάντες, ἄρα νόθοι καὶ οὐχ υἱοί ἐστε.
[8] Se invece non subite correzione, mentre tutti ne hanno avuto la loro parte, siete illegittimi, non figli!
9 εἶτα τοὺς μὲν τῆς σαρκὸς ἡμῶν πατέρας εἴχομεν παιδευτὰς καὶ ἐνετρεπόμεθα· οὐ πολὺ [δὲ] μᾶλλον ὑποταγησόμεθα τῷ πατρὶ τῶν πνευμάτων καὶ ζήσομεν;
[9] Del resto noi abbiamo avuto come educatori i nostri padri terreni e li abbiamo rispettati; non ci sottometteremo perciò molto di più al Padre celeste, per avere la vita?
10 οἱ μὲν γὰρ πρὸς ὀλίγας ἡμέρας κατὰ τὸ δοκοῦν αὐτοῖς ἐπαίδευον, ὁ δὲ ἐπὶ τὸ συμφέρον εἰς τὸ μεταλαβεῖν τῆς ἁγιότητος αὐτοῦ.
[10] Costoro infatti ci correggevano per pochi giorni, come sembrava loro; Dio invece lo fa per il nostro bene, allo scopo di farci partecipi della sua santità.
11 πᾶσα δὲ παιδεία πρὸς μὲν τὸ παρὸν οὐ δοκεῖ χαρᾶς εἶναι ἀλλὰ λύπης, ὕστερον δὲ καρπὸν εἰρηνικὸν τοῖς δι᾽ αὐτῆς γεγυμνασμένοις ἀποδίδωσιν δικαιοσύνης.
[11] Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.
12 Διὸ τὰς παρειμένας χεῖρας καὶ τὰ παραλελυμένα γόνατα ἀνορθώσατε,
[12] Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche
13 καὶ τροχιὰς ὀρθὰς ποιεῖτε τοῖς ποσὶν ὑμῶν, ἵνα μὴ τὸ χωλὸν ἐκτραπῇ, ἰαθῇ δὲ μᾶλλον.
[13] e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.
Sintesi per comunicare (Sito)
Seguire Gesù e il suo esempio è il paradigma fondamentale della nostra esistenza. Egli ha resistito fino al sangue e dunque anche noi siamo indietro perché ancora non abbiamo resistito fino al sangue. Dalla vita terrena di Gesù alla situazione attuale di ognuno di noi ci sono tre aspetti a considerare: Gesù e il suo volto splendente dopo la passione e la risurrezione, la vita come prova e sofferenza (spesso attraverso la persecuzione di chi ci sta intorno, persecuzione fisica o psicologica e spirituale), e poi il volto invisibile ma presente del Padre di Gesù e Padre nostro che ci prova, proprio come hanno fatto i nostri padri terreni e ci fa soffrire (o, se si preferisce, permette che noi soffriamo). Tutto questo sul cammino verso la nostra santificazione, cioè verso l’avere in noi la vita stessa di Dio nel suo Spirito di santità.
Apollo chiede ai suoi di essere “diritti come un fuso” (come si diceva una volta), non persone “storte”, persone sempre lì lì per cadere, persone incoerenti. Per una coerenza con la nostra fede ci vuole addestramento, impegno, cammino..
E il nostro predicatore arriva a dire, al v. 8, che addirittura siamo come “figli illegittimi” se non riceviamo da Dio la nostra parte di correzione. Dunque i discorsi si invertono: è felice nella prova chi subisce correzione nella sofferenza e non colui al quale è risparmiata ogni correzione! Dunque, come altrove, Apollo afferma che fa parte del nostro fissare lo sguardo sul volto di Gesù, per voler essere ad ogni costo come lui, proprio l’accogliere ogni sofferenza come correzione mandata dalla mano del Padre del cielo, esattamente come dalla mano dei nostri padri terreni abbiamo ricevuto da bambini e giovani la nostra correzione, per diventare uomini e donne formati, coerenti, capaci di camminare tra le vicende della vita con piede forte e senza zoppicare e storpiarsi.
Certo oggi, anche tra i credenti, contestano questo ruolo positivo della soferenza e della correzione. Ma sempre dobbiamo chiederci, a mio parere, è questa la Parola a cui devo obbedienza e che mi insegna la verità, la vera strada che conduce alla santificazione, o questa Parola va ascoltata e vagliata sempre e solo attraverso quello che “sento”, il mio gusto, il mio parere, o addirittura il pensiero dominante del mondo che ho intorno?
La forza sembra dire Apollo deve essere il “tono muscolare” della nostra personalità e non la “fiacca” e la debolezza! E Gesù, autore e perfezionatore della nostra fede, può darci questa forza!