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14 dicembre 2023

 

126 – Lectio su Eb 12,14-29

 

Lectio dal 14.12.23

 

Testo

 

14  Εἰρήνην διώκετε μετὰ πάντων καὶ τὸν ἁγιασμόν, οὗ χωρὶς οὐδεὶς ὄψεται τὸν κύριον,

[14] Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore;

15  ἐπισκοποῦντες μή τις ὑστερῶν ἀπὸ τῆς χάριτος τοῦ θεοῦ, μή τις ῥίζα πικρίας ἄνω φύουσα ἐνοχλῇ καὶ δι᾽ αὐτῆς μιανθῶσιν πολλοί,

[15] vigilate perché nessuno si privi della grazia di Dio. Non spunti né cresca in mezzo a voi alcuna radice velenosa, che provochi danni e molti ne siano contagiati.

16  μή τις πόρνος ἢ βέβηλος ὡς Ἠσαῦ, ὃς ἀντὶ βρώσεως μιᾶς ἀπέδετο τὰ πρωτοτόκια ἑαυτοῦ.

[16] Non vi sia nessun fornicatore, o profanatore, come Esaù che, in cambio di una sola pietanza, vendette la sua primogenitura.

17  ἴστε γὰρ ὅτι καὶ μετέπειτα θέλων κληρονομῆσαι τὴν εὐλογίαν ἀπεδοκιμάσθη, μετανοίας γὰρ τόπον οὐχ εὗρεν καίπερ μετὰ δακρύων ἐκζητήσας αὐτήν.

[17] E voi ben sapete che in seguito, quando volle ereditare la benedizione, fu respinto: non trovò, infatti, spazio per un cambiamento, sebbene glielo richiedesse con lacrime.

18  Οὐ γὰρ προσεληλύθατε ψηλαφωμένῳ καὶ κεκαυμένῳ πυρὶ καὶ γνόφῳ καὶ ζόφῳ καὶ θυέλλῃ

[18] Voi infatti non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta,

19  καὶ σάλπιγγος ἤχῳ καὶ φωνῇ ῥημάτων, ἧς οἱ ἀκούσαντες παρῃτήσαντο μὴ προστεθῆναι αὐτοῖς λόγον,

[19] né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola.

20  οὐκ ἔφερον γὰρ τὸ διαστελλόμενον· κἂν θηρίον θίγῃ τοῦ ὄρους, λιθοβοληθήσεται·

[20] Non potevano infatti sopportare quest’ordine: Se anche una bestia toccherà il monte, sarà lapidata.

21  καί, οὕτω φοβερὸν ἦν τὸ φανταζόμενον, Μωϋσῆς εἶπεν· ἔκφοβός εἰμι καὶ ἔντρομος.

[21] Lo spettacolo, in realtà, era così terrificante che Mosè disse: Ho paura e tremo.

22  ἀλλὰ προσεληλύθατε Σιὼν ὄρει καὶ πόλει θεοῦ ζῶντος, Ἰερουσαλὴμ ἐπουρανίῳ, καὶ μυριάσιν ἀγγέλων, πανηγύρει

[22] Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa

23  καὶ ἐκκλησίᾳ πρωτοτόκων ἀπογεγραμμένων ἐν οὐρανοῖς καὶ κριτῇ θεῷ πάντων καὶ πνεύμασι δικαίων τετελειωμένων

[23] e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti,

24  καὶ διαθήκης νέας μεσίτῃ Ἰησοῦ καὶ αἵματι ῥαντισμοῦ κρεῖττον λαλοῦντι παρὰ τὸν Ἅβελ.

[24] a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova, e al sangue purificatore, che è più eloquente di quello di Abele.

25  Βλέπετε μὴ παραιτήσησθε τὸν λαλοῦντα· εἰ γὰρ ἐκεῖνοι οὐκ ἐξέφυγον ἐπὶ γῆς παραιτησάμενοι τὸν χρηματίζοντα, πολὺ μᾶλλον ἡμεῖς οἱ τὸν ἀπ᾽ οὐρανῶν ἀποστρεφόμενοι,

[25] Perciò guardatevi bene dal rifiutare Colui che parla, perché, se quelli non trovarono scampo per aver rifiutato colui che proferiva oracoli sulla terra, a maggior ragione non troveremo scampo noi, se volteremo le spalle a Colui che parla dai cieli.

26  οὗ ἡ φωνὴ τὴν γῆν ἐσάλευσεν τότε, νῦν δὲ ἐπήγγελται λέγων· ἔτι ἅπαξ ἐγὼ σείσω οὐ μόνον τὴν γῆν ἀλλὰ καὶ τὸν οὐρανόν.

[26] La sua voce un giorno scosse la terra; adesso invece ha fatto questa promessa: Ancora una volta io scuoterò non solo la terra, ma anche il cielo.

27  τὸ δὲ ἔτι ἅπαξ δηλοῖ [τὴν] τῶν σαλευομένων μετάθεσιν ὡς πεποιημένων, ἵνα μείνῃ τὰ μὴ σαλευόμενα.

[27] Quando dice ancora una volta, vuole indicare che le cose scosse, in quanto create, sono destinate a passare, mentre rimarranno intatte quelle che non subiscono scosse.

28  Διὸ βασιλείαν ἀσάλευτον παραλαμβάνοντες ἔχωμεν χάριν, δι᾽ ἧς λατρεύωμεν εὐαρέστως τῷ θεῷ μετὰ εὐλαβείας καὶ δέους·

[28] Perciò noi, che possediamo un regno incrollabile, conserviamo questa grazia, mediante la quale rendiamo culto in maniera gradita a Dio con riverenza e timore;

29  καὶ γὰρ ὁ θεὸς ἡμῶν πῦρ καταναλίσκον.

[29] perché il nostro Dio è un fuoco divorante.

 

Sintesi per comunicare (Sito)

 La parte finale del capitolo 12 della lettera agli Ebrei ancora una volta non fa sconti: la salvezza, l’essere con Dio in Gesù Mediatore è una cosa unica, forte, irripetibile. Non si ha che una sola volta, non si perde che una sola volta. Dinanzi a tutta la letteratura che parla della misericordia fantastica del nostro Dio, qui abbiamo vari testi, e questo ne è uno tra i più forti, che danno una linea di condotta del tutto simile ad un rasoio. Si dice “camminare sul filo del rasoio”, con forza e determinazione, cercando di non cadere di qua o di là. Ebbene la Parola di Dio (già definita in 4,12 “spada a doppio taglio”) è una cosa seria e unica, non tanto per la sua valenza umana, ma soprattutto perché in essa c’è l’impegno diretto di Dio Padre in Gesù Cristo, e l’impegno diretto di Gesù Mediatore che ha dato tutto se stesso per noi.

La parte centrale di questa pericope fa uno stupendo parallelo tra il monte Sinai, l’antica Alleanza, la sua collocazione nella vita del popolo d’Israele e il monte eterno della nuova Alleanza, non più collocato sulla terra, ma nel cielo, quella nuova realtà del nuovo popolo di Dio che viene conosciuto ed espresso rinnovando le categorie conoscitive ed esperienziali dell’antica alleanza. Allora  c’era il popolo dei primogeniti offerti in appartenenza a Jahvè, ora invece c’è l’assemblea dei primogeniti definitivi, del popolo che appartenendo a Cristo appartiene a Dio ed è chiamato a salire sul monte nuovo, della Gerusalemme nuova, al suono della nuova tromba che lo convoca, al contorno nuovo di tanti spiriti santi che ci hanno preceduto.. Insomma è ora di essere il nuovo popolo di Dio, non della lettera della Legge, ma della novità dello Spirito Santo. E’ ora che il popolo di Gesù Cristo invada la terra.

E la conclusione che tira Apollo, il predicatore, conclusione che ha già tirato varie volte dai suoi discorsi: “Perciò guardatevi bene dal rifiutare Colui che parla” (v. 25). La Parola del Signore, parola intrisa del sangue di Cristo e della sua potente risurrezione, è forte, definitiva, vera, assolutamente vera, che ci svela il senso dell’esistenza. Ma soprattutto – sembra essere la cosa a cui più tiene Apollo – dalla sua obbedienza guai a tornare indietro. Esaù che tornò indietro dalla sua primogenitura (Gn 27) è solo un pallido esempio di quello che può capitare a chi, dopo essere entrato nel popolo dei credenti, con i suoi peccati ne decade, non vi appartiene più. Dio, il fuoco divorante di Dt 4,24, è ben più fuoco e ben più divorante contro chi torna indietro dalla scelta, dalla accoglienza del suo amore infinito in Cristo.

Altri, nella stessa Parola di Dio, nella tradizione della Chiesa, nel parlare delle persone spirituali, affermano altro e cioè che la misericordia del Padre in Cristo è una e irrevocabile e perdona e accoglie chiunque, qualunque peccato e tradimento abbia commesso. Altre “molecole” interpretative della stessa esperienza cristiana. Ma qui Apollo è secco e irrevocabile, come ha già lapidariamente affermato in 10,31: E’ terribile cadere nelle mani del Dio vivente!