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Lectio dal 28.12.23

128 – Lectio su Eb 13,4-6

 

Testo

 

4  Τίμιος ὁ γάμος ἐν πᾶσιν καὶ ἡ κοίτη ἀμίαντος, πόρνους γὰρ καὶ μοιχοὺς κρινεῖ ὁ θεός.

[4] Il matrimonio sia rispettato da tutti e il letto nuziale sia senza macchia. I fornicatori e gli adùlteri saranno giudicati da Dio.

5  Ἀφιλάργυρος ὁ τρόπος, ἀρκούμενοι τοῖς παροῦσιν. αὐτὸς γὰρ εἴρηκεν· οὐ μή σε ἀνῶ οὐδ᾽ οὐ μή σε ἐγκαταλίπω,

[5] La vostra condotta sia senza avarizia; accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: Non ti lascerò e non ti abbandonerò.

6  ὥστε θαρροῦντας ἡμᾶς λέγειν· κύριος ἐμοὶ βοηθός, [καὶ] οὐ φοβηθήσομαι, τί ποιήσει μοι ἄνθρωπος;

[6] Così possiamo dire con fiducia: Il Signore è il mio aiuto, non avrò paura. Che cosa può farmi l’uomo?

 

Sintesi per comunicare (Sito)

 

La nostra lectio di giovedì si è concentrata su alcuni versetti del capitolo 13 della lettera agli Ebrei, dal 4 al 6 dove si danno alcune indicazioni di comportamento perché il cuore cristiano viva la sua fede in modo “pulito”.

Si parla del matrimonio e della sacralità del vincolo tra uomo e donna. Nella visione cristiana la sessualità è indirizzata sempre e solo ad un rapporto uomo-donna vissuto con grande fedeltà e indissolubilità. Altre visioni e soluzioni sono esclude. E il rispetto deve essere assoluto.

Tra l’altro si distingue nella seconda frase tra fornicatori e adulteri, il che vuol dire che il comportamento rispettoso deve riguardare rapporti nel matrimonio come rapporti fuori del matrimonio. E addirittura il giudizio si dice che verrà da Dio, sia per i fornicatori che per gli adulteri. Poche parole ma molto “pesanti”, che annunciate dentro il mondo di oggi dove la libertà sessuale è ormai senza confini e in ogni direzione e combinazione di persone e delle loro tendenze, creano certamente una difficoltà non da poco per chi vorrebbe essere nella comunità cristiana ma che vive situazioni diverse da quelle prospettate dalla Parola di Dio. E la Chiesa e le persone di buona volontà, lo sappiamo bene ogni giorno, cercano di riflettere in ogni direzione per poter creare spazi dove accogliere almeno un po’ tutte le persone!

Abbiamo poi gli altri versetti, 5 e 6, che riguardano i beni materiali, sia nell’ambito dei bisogni e della sussistenza di persone e famiglie, ma anche nell’ambito della generosità verso chi ha meno di noi. Al centro deve esserci sempre la fiducia nella Provvidenza di Dio: accontentarsi di quel che si ha e lavorare in pace per guadagnarsi onestamente il “pane quotidiano”. Dunque come sempre i beni materiali devono essere a servizio della dimensione spirituale e non viceversa. E il cuore in ogni situazione è invitato a fidarsi di Dio, del suo amore, della sua attenzione.. Anche queste parole difficili per tanti che non arrivano ad avere il minimo vitale per una vita degna di essere considerata tale..

E qui scatta il comando “sia senza avarizia”: i poveri ci sono anche per stimolare la nostra generosità, la consapevolezza della destinazione universale dei beni della terra.. In un tempo in cui cresce paurosamente il numero di migranti, profughi, rifugiati e simili, in cui le nostre periferie brulicano di gente disadattata sempre alla ricerca del pane quotidiano, veramente la nostra carità dovrebbe fare molto di più di quello che già l’amore attento di tanti credenti fa.. Ogni credente e ogni famiglia credente – diciamo – dovrebbe adottare e seguire almeno una persona o una famiglia che sono nel bisogno.