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Lectio dal 6.6.24

 

151 – 6 Giugno 2024 –
Miele: Lv 19,33-34

 

Giovedì ci siamo regalati una perla iscritta nell’antica Legge ma che vale tanto anche per noi, e oserei dire proprio in questi nostri tempi nella situazione di “trasmigrazione di popoli” che caratterizza il nostro oggi. Allora e oggi, come non mai, questa parola è per noi. Gesù non l’ha ripetuta identica ma il suo contenuto l’ha riproposto tante volte e come sempre innalzando il livello e il tono, riprendendo l’esortazione ad amare come amiamo noi stessi.

Nel contesto della legge morale (comportamentale) di Israele, Lv 19 tramite Mosè Dio parla così al suo popolo:

 

[33] Quando un forestiero dimorerà presso di voi nella vostra terra, non lo opprimerete.

[34] Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è nato fra voi;

tu l’amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio.

 

Quanti “forestieri” oggi, gente nata altrove e trapiantata in qualche modo in tanti luoghi sulla faccia della terra! Gente senza memoria della cultura dominante, gente spesso disperata, gente spesso affamata, quella gente di cui parla la famosa poesia di Raoul Follereau, il “padre” dei disperati del mono, “Se Cristo domani busserà alla tua porta..”.

Il forestiero, il “diverso”, che si è stabilito tra noi non va oppresso, sfruttato, insultato nella sua dignità. E oggi, oltre alla legge di Dio, quante e quante leggi hanno fatto gli uomini in sua tutela, come la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (dal 1948 in poi). Eppure spesso si scoprono situazioni di non accoglienza, di sfruttamento, di oppressione, di emarginazione e di disprezzo.

Eccetto le tante persone, credenti e non credenti, che hanno fatto della loro vita un continuo dono a persone in queste situazioni, quante persone ci sono tra noi che, non dico altro, facciamo molta fatica ad amare: eppure il comando del Signore è “lo amerai come te stesso”.

Ma c’è una motivazione, una molla che dal fondo dell’universo spinge noi ad essere accoglienti verso tutti e soprattutto verso chi di accoglienza ha più bisogno: “Io sono il Signore, vostro Dio”. La nostra vita non è nostra, ci è stata donata da un Dio che esisste, che è all’origine, al fondamento e alla fine dell’universo e di tutti noi. La ragione dell’accoglienza del forestiero sta dunque nell’accoglienza del “nostro” Dio, del Dio che ha scelto di crearci e poi di accompagnarci, correggerci, sostenerci per una vocazione che è insieme umana e sovrumana: diventare figli nel Figlio, divenendo a sua immagine nella potenza dello Spirito Santo. Dunque ama il furestiero che condivide il tuo cammino nello spazio e nel tempo e amalo nel tuo Dio, Padre Figlio e Spirito Santo. In quel Dio nessuno è più schiavo o straniero ma tutti siamo chiamati a condividere una vita e una gioia che non ha fine.

Quale immenso compito aspetta tutti noi e in particolare tutti noi credenti in Cristo, tutti alla pari fratelli e sorelle. Tutti quelli che il nostro Dio ha creato e che ama nessuno può dire che sono inutili e da emarginare. Il futuro appartiene alla vita che lo Spirito fa sgorgare ogni minuto sulla faccia della terra!