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113. Lunedì 28 agosto 2023 –
Intermezzo per la festa di sant’Agostino:
Le due salite verso Dio

 

Riflessione sul sito

 

In occasione della festa di sant’Agostino 2023, lunedì 28 agosto abbiamo ascoltato e accolto il suo racconto delle due “salite” da lui compiute verso Dio. Siamo nel libro delle Confessioni: la prima a 7,17, la seconda a 9,10. Dio è la realtà vitale che ci avvolge tutti, ma per conoscerne qualcosa dobbiamo fare un cammino esteriore-interiore salendo dal creato all’Increato, dal visibile all’Invisibile, dal tempo all’Eterno. La grande convinzione di Agostino è che Dio può essere “raggiunto” in qualche modo, “toccato”, sentirne la presenza e la misericordia. Perché Egli, il “Totalmente Altro” da noi “abita” anche dentro di noi. In questo Agostino è erede di tutta la tradizione filosofica greco-latina che parla della presenza della divinità in noi, la scintilla divina della nostra ragione, fin dai tempi del frontone del tempio di Apollo a Delfi: “Gnòthi sautòn” (Conosci te stesso – appunto come in qualche modo “abitato” dalla verità).

Agostino, come puoi leggere nei fogli allegati, racconta due esperienze di matrice diversa ma tendenti ambedue alla stessa cosa: conoscere e salire fino a Dio.

Nato e cresciuto nel materialismo (tutto è corpo compreso Dio), trascinato per anni dal Manicheismo (Dio del Bene – Dio del Male), spesso in balia dei suoi sensi prepotenti e della sua voglia di far carriera, per molto tempo Agostino è rimasto prigioniero in se stesso

Ma poi la scoperta della realtà vera della dimensione spirituale (soprattutto con le prediche di Ambrogio) e la lettura dei libri dei Neoplatonici (Plotino e gli altri) che avevano rinnovato a Roma il pensiero di Platone, lo hanno portato a concepire Dio come Altro-dal-mondo, reale più del mondo anche se non corporeo.

E così racconta la sua prima “ascensione” fino a “toccare” Dio in qualche modo. E il cammino è sempre lo stesso: dalla percezione delle cose esterne e delle loro bellezze si rientra in se stessi, nella nostra facoltà di percepire e poi alla ragione facoltà superiore che conosce e valuta. Quindi alla scoperta della presenza in noi di una luce che non possiamo darci da noi, la luce della verità e della giustizia. E allora, togliendo pian piano tutti gli aspetti transitori, Agostino sale lentamente a percepire, anche solo per un attimo “ciò che è”, l’Essere sempre presente ed eterno, origine, causa e fine di tutte le cose, così vicino all’Uno di Plotino e al suo Nous (il mondo divino delle idee eterne)..

La seconda “ascensione” a Dio avviene nell’anno 388, quando Agostino e sua madre Monica, appoggiati ad una finestra della casa che li ospita ad Ostia Tiberina in attesa di imbarcarsi per l’Africa, conversano dolcemente della vita eterna. E lasciando indietro le gioie e i dolori della vita, salgono verso Colui che è tutto e causa del tutto, il Dio dei filosofi, ma soprattutto, questa volta, il Dio di Gesù Cristo. E “sentono” di essere arrivati per un momento alla vita eterna..

In ambedue le esperienze la finale è la stessa: la dolce “memoria” di Dio e il rimpianto di non poter essere sempre alla sua presenza, al di là delle cose che iniziano e passano su questo mondo, compresi noi..

Contemplare il mondo, rientrare in se stessi, “valutare” tutto con la ragione, scoprire i valori eterni e cercare ogni giorno di essere alla Presenza di Colui che semplicemente E’ (come dice la Parola in Esodo 3,14).

 

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