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16 ottobre 2023

53. 1Co. Prima Lettera ai Corinzi (2). Capp.1-4. Comunità e divisioni

 

Riflessione sul sito

 

I primi capitoli della prima lettera di Paolo ai Corinzi trattano un argomento piuttosto “spinoso” per l’apostolo, secondo quanto gli hanno riferito “quelli della casa di Cloe”, una delle comunità che si riuniscono nella città. Poi come sempre Paolo parte da un punto per allargare lo sguardo a dimensioni ben più grandi e importanti. In questo caso si tratta delle divisioni interne sorte in comunità dopo la costituzione della comunità stessa e della sua partenza. La gente di Corinto, sempre di carattere vivace e portata a vivere i problemi in forma estrema, si stava dividendo in vere e proprie fazioni. Una cosa che poi sarà “tristemente normale” nella comunità cristiana di ogni tempo. “io sono di Paolo, io sono di Pietro, io sono di Apollo, io sono di Cristo”. E Paolo richiama subito al cuore della vita della comunità, a chi l’ha fondata, a chi la fa vivere e a chi la salverà per la vita eterna: solo Cristo è morto e risorto per voi.. Solo Cristo è il centro della comunità.

Da qui Paolo tratta due aspetti collegati e importanti. Da una parte si chiede: chi sono i membri di questa comunità, da chi è composta? Ed ecco il quadro di una Corinto dove i convertiti alla fede cristiana sono soprattutto gente povera e di basso livello culturale e sociale. Dall’altra parte, Paolo si chiede: e chi sono questi personaggi così considerati dalla gente? Chi sono Pietro, Paolo e Apollo? Essi sono “ministri”, discepoli del Signore, ma sempre servitori e ente che deve essere umile e disponibile. In conclusione una comunità umile, guidata da gente umile, ma al centro un Signore immenso e potente, Vita della vita di tutti. Questi apostoli e ministri sono a servizio dell’annuncio del Vangelo. Devono testimoniare, annunciare e gridare l’amore da cui essi stessi sono ripieni, e il Vangelo è la parola del Cristo crocifisso, che la vita viene dalla croce e dalla risurrezione, stoltezza per i pagani e scandalo per i Giudei (1,24). Ma la fede cambia tutto: nella fede Cristo è potenza e sapienza di Dio.

Ed è Dio che realizza sia la volontà di fare il bene che le opere buone stesse (Fl 2,13): perché in noi è presente e opera lo Spirito Santo, Spirito del Padre e del Figlio. E dunque ci è data una sapienza sconosciuta a chiunque. In questa sapienza è rivelato a noi ciò che è nascosto nel mistero dei secoli eterni, il disegno del Padre di fare di noi il Corpo di Cristo.

E noi chi siamo? Poveri e piccoli operai, spesso non riconosciuti e perseguitati, eppure a noi è affidata la Parola che cambia il mondo: “[20] Dov’è il sapiente? Dov’è il dotto? Dov’è il sottile ragionatore di questo mondo? Dio non ha forse dimostrato stolta la sapienza del mondo? [21] Poiché infatti, nel disegno sapiente di Dio, il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. [22] Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, [23] noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani;

[24] ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio.