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30 ottobre 2023

121. Lunedì 30 Ottobre 2023
53. 1Co. Prima Lettera ai Corinzi (4).
Capp. 8-10: Idolotiti, Coscienza, Accoglienza

 

 

Riflessione sul sito

 

I tre capitoli 8, 9 e 10 della prima lettera ai Corinzi di Paolo formano come una unità attorno ad una delle notizie che i fratelli hanno portato all’Apostolo ad Efeso, come del resto tutti gli altri capitoli, o gruppi di capitoli, di questa lettera. stavolta si tratta di un problema tra il pratico e i principi della vita secondo Cristo, i cosiddetti “Idolotiti”. Cosa succedeva a Corinto (e non solo)? Nei templi pagani venivano offerte delle carni agli idoli come sacrifici da parte dei fedeli ai loro dèi. Queste carni una parte venivano bruciate perché il dio le gradisse “annusandone” il profumo, cioè il fumo che saliva in alto. Un’altra parte venivano usate dai sacerdoti per il mantenimento di se stessi e delle loro famiglia. E infine una parte venivano vendute al mercato sempre per fornire altre entrate al tempio. Ora queste carne, offerte agli idoli e poi vendute, sul mercato costavano di meno. E anche tra i poveri della comunità cristiana era invalso l’uso di comperare queste piuttosto che altre più costose. Sappiamo infatti da questa stessa lettera che il livello sociale dei cristiani non era normalmente molto alto e un po’ di carne a buon mercato faceva comodo.

Ma c’è qualcuno che va a lamentarsi da Paolo e dice: da sempre chi mangia cose consacrate a una divinità accetta di entrare in amicizia, in comunione, in servizio con quelle divinità e soprattutto di riconoscerle e in qualche modo promuoverne il culto. Anche senza fare niente di tutto questo, sarebbe comunque un condividere una credenza e una visione del mondo che il Signore Gesù è venuto ad abolire definitivamente e che si collega, secondo varie parole della Parola di Dio, alla realtà dei demoni (ad es. Is 44). Come può dunque un credente essere in comunione con Gesù Cristo e con i demoni? Specialmente in quei primi tempi del Cristianesimo, la comunità cerca di vivere la fede in modo puro, allontanandosi da tutto ciò che in qualche modo può apparire comunione e condivisione con tutto ciò che è contrario a Dio e alla fede.

La presa di posizione di Paolo è netta a livello di principio e di ideale, mentre è più malleabile a livello di coscienza delle persone e di situazioni di vita. Un lungo brano del capitolo 10 ci illumina con ricchezza su questo tema:

“[20] No, ma dico che quei sacrifici sono offerti ai demòni e non a Dio. Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i demòni; [21] non potete bere il calice del Signore e il calice dei demòni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demòni. [22] O vogliamo provocare la gelosia del Signore? Siamo forse più forti di lui? [23] «Tutto è lecito!». Sì, ma non tutto giova. «Tutto è lecito!». Sì, ma non tutto edifica. [24] Nessuno cerchi il proprio interesse, ma quello degli altri. [25] Tutto ciò che è in vendita sul mercato mangiatelo pure, senza indagare per motivo di coscienza, [26] perché del Signore è la terra e tutto ciò che essa contiene. [27] Se un non credente vi invita e volete andare, mangiate tutto quello che vi viene posto davanti, senza fare questioni per motivo di coscienza. [28] Ma se qualcuno vi dicesse: «È carne immolata in sacrificio», non mangiatela, per riguardo a colui che vi ha avvertito e per motivo di coscienza; [29] della coscienza, dico, non tua, ma dell’altro. Per quale motivo, infatti, questa mia libertà dovrebbe essere sottoposta al giudizio della coscienza altrui? [30] Se io partecipo alla mensa rendendo grazie, perché dovrei essere rimproverato per ciò di cui rendo grazie? [31] Dunque, sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio.

[32] Non siate motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio;2 (1Co 10,20-32).

Dunque Paolo dice: 1) gli dèi pagani, che sono demoni, in realtà sono nulla davanti a Dio; 2) Ma ogni cosa ha il valore di fede e di obbedienza che le dà la nostra coscienza: la carne, come tutte le altre cose create, sono creature di Dio a disposizione per il nostro nutrimento;

3) Ciò che conta è mangiare o non mangiare con sentimento i offerta a Dio in Cristo e in comunione con i fratelli. Il valore è sempre alto e interiore! 4) Ma se per qualcuno il gesto di mangiare quella carne equivale ad entrare in comunione con delle realtà demoniache contrarie al Signore, pure chi ha una coscienza libera deve preferire non rompere la comunione con il fratello o la sorella più debole e quindi scegliere di non mangiare quelle carni o altri cibi considerati offerti agli idoli. 5) Il motivo vero non è la carne, ma l’amore di Gesù che ci chiede di vivere nella fede e nella comunione. La conclusione di Paolo su tutto questo discorso è secca: “[4] Riguardo dunque al mangiare le carni sacrificate agli idoli, noi sappiamo che non esiste al mondo alcun idolo e che non c’è alcun dio, se non uno solo. [5] In realtà, anche se vi sono cosiddetti dèi sia nel cielo che sulla terra – e difatti ci sono molti dèi e molti signori –, [6] per noi c’è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore, Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo grazie a lui. [7] Ma non tutti hanno la conoscenza; alcuni, fino ad ora abituati agli idoli, mangiano le carni come se fossero sacrificate agli idoli, e così la loro coscienza, debole com’è, resta contaminata. [8] Non sarà certo un alimento ad avvicinarci a Dio: se non ne mangiamo, non veniamo a mancare di qualcosa; se ne mangiamo, non ne abbiamo un vantaggio.

[9] Badate però che questa vostra libertà non divenga occasione di caduta per i deboli. [10] Se uno infatti vede te, che hai la conoscenza, stare a tavola in un tempio di idoli, la coscienza di quest’uomo debole non sarà forse spinta a mangiare le carni sacrificate agli idoli? [11] Ed ecco, per la tua conoscenza, va in rovina il debole, un fratello per il quale Cristo è morto! [12] Peccando così contro i fratelli e ferendo la loro coscienza debole, voi peccate contro Cristo. [13] Per questo, se un cibo scandalizza il mio fratello, non mangerò mai più carne, per non dare scandalo al mio fratello. (1Co 8,4-13)”.