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29 gennaio 2024

127. Lunedì 29 Gennaio 2024
54. 2Co. Seconda Lettera ai Corinzi (1).
Sguardo generale

 

Testo

1,1-11 – Indirizzo e saluto. Ringraziamento

1,12-7,16 –  I. RITORNO SUGLI INCIDENTI PASSATI

1,12-2,11 – Perché Paolo ha modificato il suo progetto di viaggio – 2,12-17 – Da Troade in Macedonia. Disgressione: il ministero apostolico – 3,1-4,18 – Tribolazioni e speranze del ministero – 5,1-21 – L’esercizio del ministero apostolico – 6,1-18 – Sfoghi e avvertimenti – 7,1-16 – Paolo in Macedonia, dove Tito lo ha raggiunto

8,1-9,15 –  II. ORGANIZZAZIONE DELLA COLLETTA

8,1-15 – Motivi di generosità – 8,16-24 – Raccomandazioni dei delegati – 9,1-15 – Benefici che risulteranno dalla colletta

10,1-13,13 –  III. APOLOGIA DI PAOLO

10,1-11 – Risposta all’accusa di debolezza – 10,12-18 – Risposta all’accusa di ambizione – 11,1-12,18 – Paolo si vede costretto a fare il proprio elogio – 12,19-21 – Apprensioni e inquietudini di Paolo – 13,1-13 – Raccomandazioni. Saluti. Augurio finale

 

Riflessione sintetica sul sito

 

Dopo aver lungamente presentato e trattato la prima lettera di Paolo ai Corinzi, lunedì scorso siamo passati alla seconda lettera, sempre ai Corinzi. Lettera scritta dalla Macedonia nell’inverno 54-55, sostituì di fatto, per il momento, la presenza fisica di Paolo a Corinto, dove si recherà subito dopo. Sentì il bisogno di farsi precedere da uno scritto perché le notizie ricevute da Corinto non erano proprio il meglio, né per il messaggio che Paolo portava, né, soprattutto, per quello che lui personalmente rappresentava e incarnava.

Parliamo del ministro apostolico, del suo essere Apostolo, inviato personalmente da Gesù Cristo a fondare e strutturare, dare il via alle comunità che dovevano sorgere sui territori dei Gentili, delle genti non ebree. Paolo è contestato in questa figura e in questo ruolo, perché si è permesso di dare consigli, comandi e anche rimproveri alla gente della comunità, quando per molti egli avrebbe molto da pensare a se stesso.

Come tutti gli altri scritti di Paolo, abbiamo applicato anche in questa lettera quel metodo che lo ha reso così importante e insostituibile nella dottrina e nella vita delle comunità cristiane: Paolo parte da eventi e parole quotidiani e anche piuttosto banali, per salire piano piano, nelle sue considerazioni, fino alle vette più alte del Vangelo di Gesù Cristo, fino all’annuncio dell’essenziale sotto ogni aspetto, per cui i credenti sono chiamati a motivare il loro essere e il loro agire con quanto Paolo “estrae” da parole e comportamenti “normali” per salire fino a quanto è secondo Dio in Cristo..

Come esposto sopra, la struttura della lettera è stata evidenziata in tre grandi blocchi:

1) i primi 7 capitoli parlano della natura dell’apostolato, dell’essere apostoli di Gesù Cristo, evidenziando il meraviglioso ministero affidato a povera gente e poveri uomini, ministero, servizio della grazia di Dio Padre in Cristo Gesù nostro Signore. L’apostolato è un servizio profetico di prim’ordine, essere ambasciatori di Dio in Cristo per la potenza dello Spirito Santo, ben al di sopra del ministero della “lettera” costituito dalla modalità della  rivelazione nell’Antica Alleanza, in Mosè, nel Tempio e nella Legge. Cristo è veramente e totalmente nuovo e diverso (“ecco io faccio nuove tutte le cose”).

2) I capitoli 8 e 9 ripresentano l’impegno caritativo di una vita, la colletta in tutte le chiese paoline a favore dei poveri della comunità-madre di tutti, la Chiesa di Gerusalemme. E anche qui Paolo argomenta fino a salire al cuore di tutto, il cuore amante di Gesù, che si è dato totalmente per noi. Donare è l’unica cosa che ci arricchisce veramente, soprattutto, appunto, se sgorga da un cuore a mante, da valori di fondo, come la consapevolezza di essere corpo di Cristo, Tempio dello Spirito..

3) Nei capitoli 10-12 Paolo sente l’esigenza (anche se da solo si definisce “pazzo” a parlare così!) di un’autodifesa diretta, appassionata, arrabbiata, di fronte a coloro che nelle comunità cercano di snaturare la fede e il comportamento cristiano facendo passare l’Apostolo per un personaggio insieme insignificante e presuntuoso, autoreferenziale e arrogante. e Paolo si difende parlando con passione estrema di quanto egli fa per Cristo e per i fratelli, enumerando sofferenze senza numero, e “preoccupazioni per tutte le Chiese” e anche aprendo uno spiraglio su esperienze quasi “extra-sensoriali”, “extra-terrestri”, di cui Dio lo ha gratificato. Il tutto comunque per poi ridiscendere ai suoi problemi, ai suoi mali e malesseri e concludere con la parola del Signore a lui: “Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza” (2Co 12,9).