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26 febbraio 2024

131. Lunedì 26 Febbraio 2024
57. Fl. Lettera ai Filippesi

 

 Struttura della lettera

1,1-2 – Indirizzo

1,3-11 – Ringraziamento e preghiera

1,12-26 – Situazione personale di Paolo

1,27-30 – Lottare per la fede

 

2,1-11 – Mantenere l’unità nell’umiltà

2,12-18 – Lavorare per la salvezza

2,19-30 – Missione di Timoteo e di Epafrodito

 

3,1-4,1 – La vera via della salvezza cristiana

 

4,2-9 – Ultimi consigli

4,10-20 – Ringraziamenti per gli aiuti mandati

4,21-23 – Saluti e augurio finale.

 

Riflessione sul sito

 

La lettera di Paolo ai Filippesi: una meraviglia di “familiarità” e di amicizia. In mezzo al turbinio di impegni, difficoltà, sofferenze e persecuzioni Paolo trova il modo di scrivere alcune lettere che possiamo definire “dedicato alle comunità”. Sono le lettere ai Filippesi e le due ai Tessalonicesi. Qui non predomina per una volta il dibattito, la ricerca, la polemica, l’angoscia di essere continuamente inseguiti da chi vuol distruggere la tua opera.

Paolo scrive ai Filippesi intorno al 54 d.C. mentre è prigioniero a Efeso, per ringraziare quella comunità dei doni e soprattutto dell’amicizia e dell’attaccamento dimostrato tramite un capo della comunità stessa, Epafrodito, latore di notizie e di cose buone per sopravvivere meno duramente.

La polemica di Paolo con i Giudeo-cristiani rimane sullo sfondo anche se l’inizio del terzo capitolo è piuttosto forte, ma per prendere subito un’altra, meravigliosa direzione nella riflessione e nella “confessione di fede” meravigliosa dell’Apostolo.

Sono quattro capitoli uno più bello degli altri. Nel capitolo 1 la testimonianza di affetto di Paolo verso quella comunità che fu la sua primizia in terra greca ed europea. Il ringraziamento a Dio sovrabbonda ad ogni riga e l’amore fraterno in Cristo è esempio e spinta per una comunità sempre forte e unita.

Nel capitolo 2 Paolo, come sempre, “sale” verso l’alto ideale in Cristo. Egli ricorda ai Filippesi che tutta la loro vita di credenti chiamati ad essere una cosa sola nell’amore e nel servizio vicendevole si deve ancorare in quello che il Cristo è stato ed ha fatto per noi. E al centro di questo capitolo il cosiddetto “inno” che in una struttura a “U” (cielo-terra-abbassamento-mote-risurrezione-innalzamento-gloria) presenta l’intera vicenda del Cristo come esempio e paradigma per la vita di ogni credente: abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù. Essere cristiani è un “sentire” diverso, animato e cresciuto in noi dallo Spirito di Gesù Signore glorificato.

Il capitolo 3, dopo aver parlato dell’ideale comunitario, presenta l’ideale per la vita personale di ognuno di noi. E per farlo Paolo presenta se stesso come modello di credente “afferrato” da Cristo. Il vero credente è ormai “risucchiato” nel vortice di vita della risurrezione del Signore: una vita in cammino, in continua crescita, ma soprattutto in continuo approfondire del rapporto personale con il Signore (per il quale ho lasciato tutte queste cose.. e le considero spazzatura di fronte alla conoscenza di lui).

Il capitolo 4 ha al centro la gioia: siate sempre lieti. La gioia unita al desiderio di cogliere sempre il meglio in ogni cosa, nel mondo, nella vita, nelle persone, siano essere credenti o no. Una gioia che invade tutta la vita e che in una pienezza senza fine fa sperimentare la propria condizione di vita come un essere in Cristo senza limiti: “Tutto posso in Colui che mi dà la forza”.

Veramente una lettera da leggere e rileggere e imparare a memoria almeno nei suoi brani più significativi..