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17 Giugno 2024

 

142. Lunedì 17 Giugno 2024
65. Eb – Lettera agli Ebrei (3)

 

Lunedì scorso sono “tornate all’ovile” alcune persone e allora abbiamo “replicato” l’incontro scorso sulla lettera agli Ebrei, ovviamente sottolineando anche altri aspetti rispetto a quanti già trattati. Sappiamo bene infatti che la Parola di Dio è “un mare senza fondo” e non è certo qualche incontro, di noi minuscoli umani passeggeri nel tempo, a esaurire la inesauribile ricchezza della Parola che è poi la inesauribile ricchezza del Cristo.

In particolare, trattando di nuovo quella che per noi era la prima parte, i capitoli dall’1 al 6, e dopo aver messo in evidenza la centralità della Parola e del suo ascolto (il perno è “Oh se oggi ascoltaste la sua voce!” del Salmo 94(95) (il salmo “invitatorio” di tante liturgie della Chiesa), ci siamo soffermati ad evidenziare il brano della lettera che va da 5,11 a 6,6:

 

[5,11] Su questo argomento abbiamo molte cose da dire, difficili da spiegare perché siete diventati lenti a capire. [12] Infatti voi, che a motivo del tempo trascorso dovreste essere maestri, avete ancora bisogno che qualcuno v’insegni i primi elementi delle parole di Dio e siete diventati bisognosi di latte e non di cibo solido. [13] Ora, chi si nutre ancora di latte non ha l’esperienza della dottrina della giustizia, perché è ancora un bambino. [14] Il nutrimento solido è invece per gli adulti, per quelli che, mediante l’esperienza, hanno le facoltà esercitate a distinguere il bene dal male.

[6,1] Perciò, lasciando da parte il discorso iniziale su Cristo, passiamo a ciò che è completo, senza gettare di nuovo le fondamenta: la rinuncia alle opere morte e la fede in Dio, [2] la dottrina dei battesimi, l’imposizione delle mani, la risurrezione dei morti e il giudizio eterno. [3] Questo noi lo faremo, se Dio lo permette. [4] Quelli, infatti, che sono stati una volta illuminati e hanno gustato il dono celeste, sono diventati partecipi dello Spirito Santo [5] e hanno gustato la buona parola di Dio e i prodigi del mondo futuro. [6] Tuttavia, se sono caduti, è impossibile rinnovarli un’altra volta portandoli alla conversione, dal momento che, per quanto sta in loro, essi crocifiggono di nuovo il Figlio di Dio e lo espongono all’infamia.

 

Abbiamo ricordato che nelle prime comunità cristiane era molto sentita la “chiamata” alla “santità” (Siate santi perché io il Signore vostro Dio sono santo – 1Pt 1,16). E nell’attesa del ritorno imminente del Signore glorioso la vita era sentita come un prepararsi all’eternità, un voler piacere a Dio e fare tutto per lui, visto che Lui ha fatto tutto per noi, nel suo Figlio e per mezzo del suo Spirito vitale.

Con entusiasmo, a partire da Paolo, e prendendo le distanze dal Giudaismo, i suoi comandi, i suoi riti, le sue regole, si parla di essere ormai adulti, non più bambini, non più carnali ma spirituali, figli adottivi dell’Abbà di Gesù..

La comunità ormai “rigenerata ad una speranza viva” (1Pt 1,3) deve camminare nel mondo ma senza più essere del mondo, non seguire più le sue logiche, le sue scelte, i suoi ideali.. e nel mondo ci si deve “lanciare” per conquistarlo a Cristo, unico riferimento e unica speranza per tutti noi..

Ma poi le cose non sono andate tutte così. E’ centrale in questo senso Eb 10,25: in mezzo ad un cammino di fantastico fervore, di appartenenza a Cristo senza mezzi termini, ecco il lamento del conferenziere “non disertate le riunioni comuni”. Sembra per un attimo di stare nelle nostre comunità di oggi, ove lamentiamo l’assenza crescente dei battezzati, non solo a cose essenziali come la Parola letta e pregata ogni giorno, come la comunità condivisa e il servizio dei poveri, ma anche a qualunque azione ed espressione che ci ricordino che Cristo è l’unico Signore della nostra vita, da amare con tutto il cuore..

Di qui la reazione di personaggi forti come Apollo (che riteniamo autore di quel discorso che chiamiamo lettera Agli Ebrei) che addirittura afferma che ci tradisce di nuovo il Cristo dopo la sua conversione lo crocifigge di nuovo e non c’è più speranza di salvezza per lui..

Per questo, a partire dal IV secolo nella comunità cristiana si sono diversificati vari “cammini”: il vero e totale cammino di fede e amore nei cosiddetti “istituti di perfezione”, uomini e donne consacrati totalmente a Cristo e al suo regno, e poi il cammino dei “buoni cristiani” nella famiglia e nel matrimonio, nel lavoro, nella società, e poi quella massa di battezzati cui addirittura si arrivò a chiedere di fare la Comunione andare a Messa “almeno una volta l’anno”, invitandoli ad essere buone persone nel proprio stato di vita..

E oggi? Ci siamo chiesti. Oggi, dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II, in cui la Chiesa ha “ripresentato” se stessa a sé e al mondo, oggi dopo tanti documenti di Papi e vescovi, oggi dopo una storia millenaria di pensiero, cuore e santità, oggi non dovremmo di nuovo riproporre la Chiesa “degli illuminati”, la Chiesa avvolta e mossa dallo Spirito, la Chiesa Sposa del Cristo? Non è ora di passare sempre di nuovo dal latte della prima infanzia spirituale, al pane robusto e maturo della fede che illumina la mente, scalda il cuore e muove le mani operanti il bene?