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Siamo giunti all’ultimo “blocco” dei libri dell’Antico Testamento: i libri profetici. Ufficialmente (nel canone-elenco cattolico) abbiamo 16 libri: 4 profeti maggiori (Isaia-Geremia-Ezechiele-Daniele) e 12 profeti minori (divisi in 3 gruppi da 4, abbiamo imparato i primi di ogni gruppo: Osea-Giona-Sofonia). in realtà come appendici  Geremia ci sono anche i libri delle Lamentazioni e di Baruch, segretario di Geremia.

La profezia è stata determinante per la vita del popolo di Dio e per la formazione della Bibbia. Il profeta (in ebraico “nabì”, colui che vede, l’uomo dall’occhio penetrante) è un uomo che percepisce un annuncio, una interpretazione del mondo, un contenuto di conoscenza che egli “sente” non essersi dato da solo. E spesso qualcosa che egli non vorrebbe avere o accogliere. Questo qualcosa viene definito come “Parola” di Dio, rivelazione, consolazione, minaccia o castigo da parte di qualcuno che non è lo stesso profeta. In questo modo, annunciando quanto sentono dentro di loro, i profeti hanno annunciato e scritto i grandi messaggi e le grandi rivelazioni di Dio al suo popolo.

Come esempio abbiamo riletto 2Sm 7 e Gr 20, due chiari esempi di una “Parola” che è dentro il profeta, ma non appartiene al profeta. Nel primo caso Natan riceve una Parola del tutto differente da quella che aveva detto lui; nel secondo Geremia percepisce questo “abbattersi” della Parola su di lui come una terribile violenza, di cui farebbe volentieri a meno.

E così, da cuore di tanti profeti, lungo la storia di Israele e poi di Gesù e di tanti discepoli di Gesù, la verità viene rivela, comunicata, donata e poi viene messa per iscritto e si fa il libro che la comunità riconosce come Parola di Dio, ma di cui non si sente padrona in niente..