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79.Ab (42) – Abacuc

Capitoli del libro

1,2-2,4 – I. DIALOGO TRA IL PROFETA E IL SUO DIO

1,2-11 – Primo lamento del profeta: la disfatta della giustizia – 1,12-17 – Secondo lamento del profeta: le esazioni dell’oppressore – 2,1-4 – Secondo oracolo. Il giusto vivrà per la sua fedeltà

2,5-20 – II. LE MALEDIZIONI CONTRO L’OPPRESSORE

2,5-6 – Preludio – Le cinque imprecazioni – 2,7-8 – I – 2,9-11 – II – 2,12-14 – III – 2,15-18 – IV – 2,19-20 – V

3,2-19 – III. INVITO ALL’INTERVENTO DEL SIGNORE

3,2 – Preludio Supplica – 3,3-7 – Teofania. L’arrivo del Signore – 3,8-15 – Il combattimento del Signore – 3,16-19 – Conclusione: timore e fede in Dio

Sintesi per comunicare (Broadcasts su WhatsApp, EMail, Sito..)

Vissuto al tempo di Geremia, poco pima della catastrofe di Gerusalemme e del suo Tempio, Abacuc ha ricevuto una Parola dal Dio d’Israele e deve comunicarla al suo popolo. Egli vive in maniera molto personale la Parola e il rapporto con Dio, e si permette di lamentarsi con il suo Dio nel quale pure crede con tutto il cuore: Signore dove sei? e Dio risponde con la sua “teofania” cioè il suo apparire in mezzo ai grandi fenomeni naturali e portando la sua Parola eterna. Dio fa capire al profeta la storia e insieme gli chiede di credere, perché finirà male chi non crede, come dicono i cinque guai del secondo capitolo: chi non opera la giustizia sarà punito. Ma intanto Dio si serve dei feroci Caldei (i babilonesi) per punire il suo popolo infedele, anche se il castigo non tarderà a giungere anche sugli aggressori. E allora ecco la grande intuizione di Abacuc che diventerà centrale nella storia della rivelazione e della comprensione dell’agire di Dio. E’ l’inizio del capitolo 2: [1] Mi metterò di sentinella, in piedi sulla fortezza, a spiare, per vedere che cosa mi dirà, che cosa risponderà ai miei lamenti. [2] Il Signore rispose e mi disse: «Scrivi la visione e incidila bene sulle tavolette, perché la si legga speditamente. [3] È una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila, perché certo verrà e non tarderà. [4] Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede» (2,1-4). Lunedì abbiamo parlato a lungo di questa “rettitudine” che Dio chiede al credente: la fede è dare credito a Dio, pensare che giusto e opportuno è sempre quello che fa e dice il Signore nel suo piano di salvezza. Così dirà Paolo mettendo il versetto 4 a fondamento del suo Vangelo (Rm 1,17): è giusto chi crede giusto Dio (opportuno, retto, preciso) e questa fede farà vivere il credente, succeda quello che succeda. Se crediamo e basta, siamo nella mani del nostro Dio e basta!